Saranno stretti i tempi per la formazione del nuovo governo, ma chi si aspettava il varo di un esecutivo nel giro di un paio di giorni si sbagliava. Sia il presidente del Consiglio incaricato Mario Monti, sia il capo dello Stato Giorgio Napolitano,

sgomberano il campo dall’illusione che il governo tecnico di emergenza possa ottenere il via libera del Parlamento in fretta, limitando così al massimo le tensioni sui mercati. Parlando subito dopo aver ricevuto il conferimento dell’incarico di formare un nuovo esecutivo dal presidente della Repubblica, Monti chiarisce che “le consultazioni che svolgerò saranno condotte con il senso dell’urgenza ma con scrupolo”.

“Ritornerò – dice – dal presidente della Repubblica quando sarò in grado di sciogliere la riserva”. Posizione ribadita poco dopo dallo stesso Napolitano: “Se qualcuno si inventa prima che si fa il governo in due ore i tempi risultano allungati. Ma non si è mai detto quanto tempo sarebbe bastato. Monti farà nei tempi più brevi che gli consentano di ascoltare e valutare e decidere se e venire qui, come mi auguro, a sciogliere la riserva”. La necessità di fare bene, senza compiere passi falsi, non nasconde comunque la consapevolezza dell’urgenza del momento. “La situazione ha aspetti di emergenza ma l’Italia può uscirne con uno sforzo comune”, dice ancora l’ex commissario Ue.

Poi, illustrando nella sala stampa del Quirinale il senso della disponibilità comunicata con riserva al capo dello Stato e quelle che saranno le linee guida del suo sforzo, precisa: “Mi accingo a questo compito con profondo rispetto nei confronti del Parlamento e nei confronti delle forze politiche. Opererò per valorizzarne l’impegno comune per uscire presto da una situazione che presenta aspetti di emergenza ma che l’Italia può superare con lo sforzo comune”. E la linea da seguire per centrare questo obiettivo, aggiunge Monti con l’unico riferimento “programmatico” della sua breve comunicazione a giornalisti, è quella di indirizzare gli sforzi “a risanare la situazione finanziaria, a riprendere il cammino della crescita in un quadro di accresciuta attenzione all’equità sociale”. Perché, agiunge, “lo dobbiamo ai nostri figli, dobbiamo dare loro un futuro concreto di dignità e di speranza”.

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