Adele Gambaro non fa passi indietro e affronta il giudizio dei colleghi parlamentari M5S e della rete. “Ho espresso un mio disagio ma il mio lavoro qui sono contenta di farlo. Il mio disagio è verso l’esterno” annuncia la senatrice che osato criticare Beppe Grillo per il risultato elettorale e per i toni usati verso il lavoro della truppa che é sbarcata in Parlamento. “A Beppe siamo tutti riconoscenti, però i toni devono cambiare”. Andavano bene in campagna elettorale.

“Dopo però, ora che siamo nelle Istituzioni, qualcosa deve cambiare”. Dopo una pausa di riflessione è di nuovo tra i suoi colleghi: prima al Senato, poi per il ‘processo’ a gruppi riuniti. L’accusano di aver sparato alzo zero contro il leader del Movimento. Di aver osato contrapporre una ‘sua’ lettura a quella di Grillo, quasi un peccato di ‘Hybris’ nei confronti del leader. “Non mi sono mai sognata di mettermi al suo stesso livello. Io Beppe lo stimo molto e penso che sia una persona eccezionale” si difende. Tutto lì, però, nessun’altra ammissione di colpa, se non quella di non averne forse parlato prima anche in ‘assemblea’. Dispiaciuta ma nessuna scusa e, alla fine, questo peserà sul verdetto che i suoi colleghi pronunceranno per ‘deferirla’ alla rete, che fino ad ora non ha assolto nessuno degli ‘imputati’ di Grillo. I rapporti di forza tra deputati, in cui si annida una grossa rappresentanza di ‘falchi’ e i senatori, dove ci sono moltissime ‘colombe’ che vogliono evitare il giudizio finale, sono favorevoli ai primi e, dunque, l’esito dovrebbe essere scontato. Manlio Di Stefano, uno tra i più fedeli alla linea di Grillo lo dice con chiarezza: “chi dissente se ne deve andare, subito”. In giornata ha rilanciato alcuni post in cui definisce la Gambaro una Che Guevara e un’altra collega, Paola Pinna, la novella “Cosetta dei Miserabili”. La riunione congiunta alla Camera viene preceduta da una riunione più informale dei soli senatori dove la parlamentare ‘sotto accusa’, dopo aver confermato la sua intenzione a non fare alcun passo indietro sferra però un attacco ai capigruppo: accusa Crimi di aver pubblicato in rete suoi messaggi personali, di essere stata sottoposta alla gogna degli attivisti: “il mio rapporto di fiducia nei tuoi confronti non c’é più”. Il nuovo capogruppo, Nicola Morra, cofirmatario della convocazione della riunione sull’espulsione annuncia la sua disponibilità a “sottoporre il giudizio sul mio operato in rete”. E’ alla rete, infatti, che guarda il gruppo dei ‘fedeli’ alla linea, certi che il giudizio degli attivisti potrà cancellare le divisioni emerse nel gruppo degli eletti. A palazzo Madama il gruppo risulta infatti compatto nel cercare di evitare di arrivare al giudizio di espulsione e ciò anche da parte di chi non ha per nulla gradito il comportamento della loro collega. “Se pensassi le cose che hai detto valuterei il passo indietro e mi dimetterei. Ma se tu non lo dovessi fare, non promuoverò un’espulsione” dice ad esempio Maurizio Buccarella. “Il mio è un voto contrario alla sfiducia ma non sono d’accordo con nessuno né con Adele né con Crimi e Morra. Comunque ne usciamo, ne usciamo con un calcio nei denti” prende atto Elisa Bulgarelli. E mentre la Gambaro dice di “attendere il giudizio dell’assemblea” sperando che il vespaio da lei sollevato possa servire “ad arrivare ad una linea più democratica” nel MoVimento bisogna vedere cosa accadrà ai ‘dissidenti’: la scissione o la formazione di un nuovo gruppo è sempre lì minacciosa e il primo degli ‘epurati’ M5S, Marino Mastrangeli confessa: “io ero uno dei 60, 70 parlamentari M5s favorevole al dialogo con la parte sana del PD”.

 

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