Si apre uno spiraglio, almeno per i minori, nel codice penale islamico in vigore in Iran. E’ stata infatti ratificata, dalla commissione per gli affari legali in Parlamento, la legge che impedira’ l’esecuzione dei ragazzi che abbiano compiuto prima dei 18 anni un delitto punibile con la morte. Ad annunciarlo, riferisce il quotidiano Sharq, e’ stato il portavoce della stessa commissione, Amin Hossein Rahimi.

La legge finora in vigore prevede che i minorenni condannati a morte siano giustiziati quando hanno compiuto la maggiore eta’, a meno che la famiglia della parte offesa non conceda il perdono. Questo pero’ non e’ stato il caso di Behnud Shojai, impiccato nel 2009 per aver ucciso un amico a 17 anni, nonostante la mobilitazione di varie organizzazioni per i diritti umani e gli appelli dell’Unione europea. In base a tale legge, ha spiegato al giornale Rahimi, i minori erano considerati punibili sopra i nove anni nel caso delle bambine (eta’ del matrimonio di una delle mogli di Maometto) e sopra i 15 per i ragazzi. ”Ma ora con la nuova legge – ha sottolineato Rahimi, deputato conservatore moderato – sono considerati bambini tutti i minori di 18 anni” e non dovranno subire alcuna punizione neanche quando avranno raggiunto la maggiore eta’. Se hanno compiuto reati, saranno affidati ai genitori, nel caso di bambine con meno di nove anni e di ragazzi con meno di 15 – ha spiegato ancora il parlamentare – mentre gli altri saranno trasferiti in centri di rieducazione. Il giornale – che titola ‘Vietata la legge del taglione per i minori di 18 anni’ – non precisa se la misura, gia’ passata al vaglio della magistratura, debba avere un altro voto parlamentare prima di entrare in vigore. La questione delle condanne per i minori e l’applicazione anche per loro della legge del taglione (Qesas) e’ un tema che ha sempre mobilitato i difensori dei diritti umani, non solo all’estero ma anche in Iran. Nel caso di Behnud Shojai, accusato di aver ucciso un coetaneo in una rissa, si erano mobilitati anche personaggi famosi del cinema iraniano, radunatisi con altri manifestanti di fronte al carcere di Evin il giorno dell’esecuzione, per chiedere un’ultima volta alla famiglia della vittima il perdono. Attori e personaggi famosi si sono attivati anche in altre occasioni – anche in accordo con la magistratura, che prevede iniziative per salvare la vita ai condannati – per convincere al perdono che cancella la sentenza. Il tema dei minori e’ al centro anche di un film del 2004 di Asghar Farhadi, il regista del successivo pluripremiato e candidato all’Oscar ‘Una separazione’. Intitolato ‘A Beautiful City’, il film iniziava la narrazione dal giorno del diciottesimo compleanno di un ragazzo in carcere, e raccontava gli sforzi ostinati della sorella e di un amico per fargli ottenere il perdono dal padre della ragazza che questi aveva ucciso. Un’opera che e’ anche un ritratto sociale e morale dell’Iran contemporaneo, in cui la religiosita’ dei protagonisti e’ aliena da ogni fanatismo e in cui prevale soprattutto il dramma di un uomo (il padre della vittima), diviso tra la propria coscienza e il bisogno di un riscatto per il proprio dolore.

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