Neanche il tempo di pubblicare su Campania Notizie l’articolo, a mia firma, (clicca qui per leggerlo) sul vertice del Pd a Napoli, che mi squilla il telefonino. Sul display compare il nome di Enzo Amendola (memorizzato in rubrica). Prima di rispondere, penso: vorrà contestare con argomentazioni politiche il contenuto del pezzo. Rispondo. E infatti il segretario regionale e parlamentare del Pd, con tono pacato e aplomb anglosassone replica, sul piano “politico”, alla mia ricostruzione giornalistica: “Sei una testa di cazzo, getti solo fango su di me, mi hai rotto le palle, con te non voglio avere più nulla a che fare”.

Di fronte a motivazioni “politiche” così convincenti, non ho avuto modo di replicare. Mi è sorto qualche dubbio, forse il deputato del Pd ha ragione. Fra l’altro per la prima volta in vita sua, Amendola dimostra di essere un politico con gli attributi, visto che dispensa con tanta padronanza di linguaggio cazzi e palle. L’onorevole, titolo più che meritato anche per il frasario forbito, chiude la telefonata salutandomi con un educatissimo e affettuoso “vaffanculo”. Che dire? Le contestazioni “politiche” al mio articolo non ammettono replica. Sulla mia testa di cazzo e sul garbato e meritato vaffanculo che mi ha riservato, nulla quaestio.

Ma nell’analisi “politica” di Amendola c’è un unico punto debole. E non me ne vorrà se glielo faccio notare: quando afferma che gli ho rotto le palle, lui dà per scontato di averle. Io nutro qualche dubbio. Ma il mio parere non conta: sono una testa di cazzo.

Mario De Michele

 

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