Antonino Santillo ha seguito pedissequamente i preziosi (pure cari?) consigli di Gianfranco Piccirillo. Il cugino del sindaco, eminenza grigia dell’amministrazione, ha colto subito (in verità non era difficile) il sentiment dei consiglieri comunali: “Restare in carica ad ogni costo”. Con questa consapevolezza Piccirillo ha dettato la linea al primo cittadino: dimissioni-avvertimento per saggiare il peso specifico dei membri dell’assise. Il risultato è stato schiacciante: l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato è passata con 12 voti favorevoli, più quello di Santillo, tre astenuti e un assente per motivi di lavoro. Sul piano politico la vittoria è stata addirittura più netta: annientamento dei promotori delle liste, primo fra tutti il “guastatore” Pasquale Ragozzino. Esito? È nato il partito del sindaco con assessori e consiglieri allineati e coperti. Sulla durata dell’idillio tra la fascia tricolore e gli esponenti istituzionali in tanti sono pronti a scommettere che sarà lunga. Se si ragiona a breve termine è così. Allungando l’arco temporale l’assetto potrebbe mutare in un batter di ali. Il voto di astensione di Giovanna Migliore, Imma Liguori (Nuova Immagine per Orta) e Tiziana Dirasco è un primo campanello d’allarme. Sono le uniche che non si sono srotolate a scendiletto ai piedi di Santillo. In bilico c’è anche Francesco Lettieri che pur avendo alzato la mano sul bilancio non è entusiasta della direzione impressa da Piccirillo all’amministrazione. Lettieri e Dirasco hanno formato da poco il gruppo Rinascita per Orta che, è vero, si è spaccato in assise su uno specifico punto ma in prospettiva potrebbe camminare sullo stesso binario. L’asse tra Santillo, Piccirillo e il presidente del consiglio Giuseppe Massaro non piace a nessuno dei due esponenti di Rinascita per Orta. Non è tanto gradita, a molti, nemmeno la presenza quotidiana e asfissiante di Salvatore Del Prete “Magò” presso il municipio. A che titolo? Non si sa. A meno che Massaro non gli abbia conferito un qualche incarico istituzionale di cui non si ha traccia. Nessuno vuole consegnare il Comune nelle mani di un’alleanza che sul piano numerico esprime a malapena tre consiglieri: Raffaele Lampano, Gennaro Colella e Antonio Chianese. Un tris che diventa poker con l’aggiunta di Massaro. Ma è giusto che quattro membri del civico consesso si siano accaparrati la presidenza del consiglio e un assessorato incarnato da Annalisa Cinquegrana, cognata di Piccirillo? Non si capisce perché, ad esempio, Fare democratico per Orta verde, che conta due consiglieri (Antonio Sorvillo e Nicola Margarita) debba invece restare fuori dalla giunta. Non a caso entrambi, nel corso dell’ultima seduta del civico consesso, hanno ricordato a Santillo che il tempo sta per scadere: “Aspettiamo risposte celeri, bisogna azzerare l’esecutivo per dare pari dignità alle forze politico-consiliari”. E se il sindaco può abbindolare i gruppi e i consiglieri che hanno marinato la scuola della politica non sarà impresa facile gabbare Nando D’Ambrosio, coordinatore di Fare democratico per Orta verde ed ex presidente dell’assise. Il modo più semplice per prendere per i fondelli Sorvillo, Margarita e D’Ambrosio è quello ideato da Piccirillo: rimandare alle calende greche la verifica politica. Un esempio: “Parlemo della giunta dopo l’approvazione definitiva del bilancio”. Poi: “Ora c’è la priorità Pnrr”. E ancora: “Stiliamo un cronoprogramma amministrativo e tra un anno o due mettiamo mano all’esecutivo”. Anche un poppante capirebbe che per Santillo e company l’unico modo per agire indisturbati ancora per molto tempo è anestetizzare il confronto politico infilando gli assessori in freezer. Il trio Sorvillo, Margarita e D’Ambrosio si farà ibernare? Difficilmente. “Va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita. Con il passare del tempo anche la più bella rosa diventa appassita”, ha detto Sorvillo in assise citando i Ricchi e Poveri. Se a questo aggiungiamo l’orto del Getsemani il futuro di Santillo è bucolico ma solo in apparenza.

Mario De Michele

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