Ma siamo sicuri che Orta di Atella torna al voto? In città non si respira per nulla il clima elettorale. Il 14 e 15 maggio sono giorni “normali”. Eppure l’appuntamento con le urne dovrebbe essere l’occasione imperdibile per confrontarsi su tematiche e prospettive. Niente di niente. E non perché in corsa c’è un solo candidato sindaco, già eletto. Il problema è proprio il primo cittadino in pectore. Antonino Santillo è uno spettro. L’inconsistenza in persona. Inadeguatezza allo stato puro. Incapacità a 24 carati. Al giro di boa della campagna elettorale non ha lasciato tracce. Ma come fa a non capire che la posto in gioco è comunque alta? Come fa a cullarsi sugli allori della vittoria a tavolino? Come fa a sprecare un momento importante per aprire una discussione con la gente? Che irresponsabilità. Che strafottenza. Santillo avrebbe dovuto passare in rassegna le questioni prioritarie indicando una ad una proposte e soluzioni. Invece è il paradigma dell’assenza, del vuoto, della sprovvedutezza. Verrebbe da dire: ma a chi ha avuto la geniale idea di candidarlo alla guida di Orta di Atella? Possibile mai che non si comprenda ancora che si tratta della quarta-quinta città della provincia di Caserta? Possibile che si consideri un grande centro come un paesotto qualsiasi? È la riprova della deficienza politica. Per l’ennesima volta i partiti sono i grandi assenti. Ancora una volta si è puntato su uno schieramento civico. Peccato che di civismo non c’è nulla. C’è solo un amalgama mal riuscito. Un’accozzaglia di liste con programmi e obiettivi non solo differenti ma in qualche caso opposti. Un pessimo viatico per il futuro degli ortesi. La fine è nota. Spartizioni a go-go. Scontri di potere. Guerre intestine. Faide tra tribù. Col cerino in mano Santillo. Che non sarà in grado nemmeno di spegnere un incendio di sterpaglie. Puntare su lui è probabilmente il più grande autogol della storia amministrativa della città atellana. La grande coalizione a sostegno di Santillo è come la Juve: una squadra senza anima, senza gioco, senza idee. Addio sogni di gloria. I politici(?) locali hanno rubato pure il sogno dei cittadini di sperare in un cambiamento voro. Sognare è un diritto. Alimentare sogni (realizzabili) un dovere. Ma l’imperativo kantiano non è presente sulle bancarelle della classe dirigente ortese. Senza uno straccio di mercanzia è proprio Santillo. Come pensa di affrontare lo spinoso problema urbanistico? Qual è la sua ricetta per rimediare al degrado territoriale? Che ha in mente per attuare politiche sociali degne di questo nome? Cosa intende fare per riportare sui binari della normalità una città che di normale non ha più nulla. A partire dal prossimo sindaco. Uno culturalmente e politicamente fragile come una foglia d’autunno sugli alberi (Montale non ce ne voglia). Uno che non brillerebbe neppure come consigliere comunale di opposizione di Ciorlano (430 abitanti). Uno che al massimo può comandare a casa sua (forse). Fa bene Andrea Villano a pensare già al dopo Santillo. Probabilmente lo ha pensato fin da quando ha dato l’ok alla sua candidatura: “Questo dura tre mesi, poi torno in campo io, facciamogli fare un breve giro sulla giostra”. La vittoria a tavolino alle comunali più che una festa sarà un funerale. Del resto con Gianfranco Piccirillo alle spalle ci potranno essere solo morti e feriti.

Velvet Underground

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