La carica dei mille. Senza giubbe rosse. In giacca e cravatta per firmare davanti a un poker di avvocati il ricorso al Tar contro il tesseramento Pd in provincia di Caserta. Regista dell’operazione-suicidio Gennaro Oliviero. Il presidente del consiglio regionale della Campania è alla disperazione. Ha compulsato i delfini per chiamare a raccolta i “suoi” iscritti. Diktat: “Presentatevi dai legali, dobbiamo impugnare davanti ai giudici amministrativi la platea degli iscritti”. Anagrafe approvata dalle commissioni per il congresso nazionale, regionale e provinciale. Roma ha tagliato più della metà dei tesserati usciti dal cilindro dei dem casertani: da 6.800 a 3.199. Un numero aderente alla realtà locale rispetto all’iniziale scandaloso dopaggio del tesseramento. Ma Oliviero non si arrende. Rilancia. Fa all-in. Ha un doppio obiettivo: riappropriarsi delle “sue” tessere e far saltare le primarie del 26 febbraio. In caso di accoglimento del ricorso d’urgenza ex art. 700, il Pd Caserta non sarebbe solo un caso nazionale. Sarebbe una picconata al partito. Andrebbe in scena un’operetta da quattro soldi. Sono molto di più quelli sborsati da Oliviero, sultano delle tessere. Per non buttare denaro al vento è partita l’Operazione Barbarossa. Per “rafforzare” la sua richiesta-choc il timoniere del parlamentino campano ha ingaggiato quattro avvocati. Un migliaio di fedelissimi, precettati da Oliviero, in fila per sottoscrivere il ricorso. Qui non si tratta più di una guerra contro Pina Picierno e Stefano Graziano, peraltro sponsor di Bonaccini come Oliviero. Non è solo una faida nella mozione del governatore dell’Emilia Romagna. È un’offensiva mai vista prima contro il Partito democratico. Immaginate cosa potrebbe accadere se il ricorso fosse accolto. Si dovrebbe ripassare ai raggi x il tesseramento dei dem di Terra di Lavoro e si correrebbe il serio rischio che le primarie possano saltare. Un disastro. Un assassinio. La vittima? Il Pd. Un colpo letale che distruggerebbe in un batter di ciglia l’immagine dei dem. La consultazione aperta si trasformerebbe da festa democratica in un aborto da annali della politica. Oliviero soffocherebbe nella culla il nuovo partito. Ben oltre la follia. Una tragedia sofoclea. Ma per il presidente del consiglio regionale l’unica cosa che conta è vincere la guerra delle tessere. Anche a costo di far saltare in aria Pd e primarie. “Ormai non ho più nulla da perdere, muoia Sansone con tutti i filistei”, avrebbe confidato ai suoi fedelissimi. Il ricorso al tritolo sarà presentato nella giornata di oggi. Al massimo entro domani. Gennaro Oliviero è impazzito? No. È semplicemente un uomo politico(?) disperato. Una mina vagante. Dinamite attaccata con lo scotch ai piedi del Pd. Bonaccini non può restare inerte. Dica una parola chiara e definitiva: Oliviero via dal partito.
Mario De Michele

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