Ecco spuntare da dietro l’angolo la variante al Piano urbanistico comunale. Sulla carta si tratta dell’adeguamento del Puc alla legge regionale n. 5 del 29 aprile 2024, che ha introdotto alcune modifiche alla legge quadro n. 16 del 22 dicembre 2004. Le novità riguardano in particolare la suddivisione dello strumento urbanistico in Piano strutturale urbanistico (Psu) e Regolamento urbanistico edilizio (Rue), l’obbligo per gli enti locali di contenere il consumo di suolo e incentivare processi di rigenerazione urbana e territoriale, l’introduzione di dotazioni territoriali innovative, quali infrastrutture verdi, servizi ecosistemici, studentati, residenze assistite, parcheggi pubblici e spazi collettivi e la valorizzazione della partecipazione attiva della cittadinanza alla formazione degli strumenti urbanistici. Innovazioni positive, almeno sulla carta, appunto. Ma sorge il legittimo dubbio che la recente legge regionale possa essere utilizzata da Enzo Guida e dalla sua maggioranza come paravento per approvare la variante al Puc con l’obiettivo di mettere mano alla “sanatoria” delle case-ufficio ricadenti nelle zone D, che in un primo momento sarebbe dovuta passare impropriamente attraverso lo “sbrigativo” cambio di destinazione d’uso degli immobili, brandendo il “Salva Casa” di Salvini.

Enzo Guida e Giacomo Petrarca

La strada errata è stata imboccata lo scorso febbraio dal consiglio comunale. Il civico consesso ha approvato la delibera di indirizzo per cambiare l’uso delle case da uffici a civili abitazioni. Successivamente il comune ha pubblicato il vademecum per la presentazione delle richieste (link in basso). Nel mezzo una serie di incontri rassicuranti, o meglio propagandistici, di Guida con i residenti. Ma da allora, dopo quasi 4 mesi, nessun permesso è stato concesso. Come mai? Beh, perché, come andiamo dicendo e scrivendo fin da subito, il cambio d’uso di immobili in zona D non può essere effettuato in base al “Salva Casa”, ma eventualmente soltanto con una variante al Puc. A dimostrazione del fatto che le chiacchiere elettoralistiche del sindaco stavano a zero, il responsabile dell’area Urbanistica Giacomo Petrarca ha adottato lo scorso 5 giugno una determina per “l’acquisizione di manifestazioni di interesse per la costituzione dell’ufficio di piano e all’elaborazione della variante al Piano urbanistico comunale” (link in basso).

Si tratta di un bando per costituire un ufficio di piano che “sarà composto anche tramite il conferimento di incarichi professionali esterni, a tecnici in possesso di comprovata esperienza in materia di urbanistica, sostenibilità ambientale e processi partecipativi”. Le manifestazioni di interesse, si legge nella determina, dovranno essere presentate esclusivamente tramite la piattaforma telematica Asmecomm entro e non oltre 15 (quindici) giorni naturali e consecutivi dalla data di pubblicazione dell’avviso pubblico”. Il provvedimento di Petrarca risale al 5 giugno, quindi i termini sono già scaduti. Quello che desta stupore, oltre che alimentare un nugolo di perplessità, è la decisione del funzionario di selezionare tramite apposito bando gli eventuali componenti dell’ufficio di piano per la variante al Puc.

In seguito all’inchiesta di Italia Notizie sugli incarichi professionali diretti conferiti a parenti stretti degli amministratori e a tecnici organici alla maggioranza, per un totale 272mila euro in appena un triennio, Petrarca ha recentemente rinnovato la short list di ingegneri, architetti e geologi su input di Guida e della giunta. Soltanto dopo i nostri articoli, tutti puntualmente corredati da atti pubblici e consultabili tuttora sul l’albo pretorio (clicca qui), sindaco e assessori hanno ritenuto opportuno approvare una delibera per aggiornare l’elenco adeguandolo ai nuovi sistemi informatici della pubblica amministrazione. Peccato che il problema risiedeva nel conferimento di incarichi in violazione del codice degli appalti e delle direttive Anac e che nel frattempo quasi 300mila euro sono finiti nelle tasche di familiari e amici. Un’annotazione: come mai dopo la nostra battaglia per la legalità nessun parente o politico organico all’amministrazione ha ottenuto un incarico professionale? Ovvio: perché non andavano conferiti in quel modo lì e a quelle persone lì.

Torniamo alla determina di Petrarca. Se c’è già una shot list di professionisti, peraltro stilata da poco, che senso ha pubblicare un avviso per selezionare i componenti dell’ufficio di piano per la variante al Puc? In un paese normale li vai a prendere dall’elenco dell’ente locale. Purtroppo anche nel caso della short list il comune di Cesa fa scuola in negativo. A quanto ci risulta, l’elenco è stato aperto e poi chiuso. Sono stati fissati dei termini temporali, per cui dentro o fuori. Di conseguenza non è più possibile accedere alla lista per i nuovi tecnici o per i professionisti esperti. Con due conseguenze deleterie. In primis, ruotano sempre gli stessi nomi. In secundis, per fare un esempio, se un urbanista o un ingegnere di fama regionale, che in primo momento era oberato di lavoro, volesse far parte della short list, innalzandone il livello qualitativo, non potrebbe farlo. Assurdo. Domanda maliziosa, ma visti i trascorsi del comune, doverosa: per caso il bando per scegliere i tecnici che redigeranno la variante al Puc è stato indetto perché nella short list non ci sono professionisti “graditi” per una mansione così delicata? Ai posteri la risposta.

Enzo Guida

Ora tiriamo le somme sulle case-ufficio. Primo aspetto. Il problema andava risolto in fase di stesura del Puc, approvato nel settembre 2021 dall’amministrazione Guida. Secondo aspetto, che è il paradosso dei paradossi. Lo stesso sindaco del Pd che all’epoca ha glissato la questione nella sede deputata oggi va raccontando frottole ai proprietari degli immobili. Goffamente il primo cittadino sta cercando in ogni modo di scaricare la responsabilità sull’allora fascia tricolore Giuseppe Fiorillo. A parte che accostare Guida a Fiorillo è come mettere in rapporto Erode agli asili nido, ma l’elemento più indigesto è che nel 2021 Guida ha avuto l’occasione di riclassificare i suoli delle zone D e non l’ha fatto. La questione delle case-ufficio sarebbe stata risolta una volta per tutte. Perché non è avvenuto? È subito detto: perché conteggiando la cubatura dei circa 100 appartamenti in zona D da “sanare” non sarebbe stato possibile inserire nel Puc del 2021 altri nuovi 400 alloggi. Tra i residenti delle zone D e i palazzinari, Guida ha scelto le lobby del cemento e le società di intermediazione immobiliare, in verità “la” società del cuore che sta facendo affari d’oro. E a un anno dalle comunali il sindaco si è inventato la scappatoia del cambio d’uso. Iter irregolare non solo per le D ma dalla A alla Z. C’è di peggio. Il citato vademecum, visionabile cliccando sul link in basso, rappresenta un’anomalia nell’anomalia. Anzi è la prova provata dell’invasione di campo della politica nell’attività gestionale, che per legge compete agli uffici preposti.

Mimmo Mangiacapra

Il vademecum infatti non è firmato soltanto da Petrarca, responsabile dell’Urbanistica, ma anche da Guida e da Mimmo Mangiacapra, unico presidente del consiglio comunale del globo terracqueo a essere pure delegato all’Urbanistica. Chissà perché. O meglio, si sa perché. A che titolo un atto gestionale, come le linee guida sui cambi d’uso, è sottoscritto anche dalla fascia tricolore e dal timoniere dell’assise? Anche noi che abbiamo conseguito, per dirla con Gramsci, uno straccetto di laurea in Giurisprudenza sappiamo che nei comuni la separazione tra indirizzo politico e attività gestionale è stabilita dal Testo unico degli enti locali, ovvero dal decreto legislativo n. 267/2000. In linea con il principio sancito dall’articolo 97 della Costituzione, il Tuel distingue nettamente le funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo, attribuite agli organi di governo, ossia consiglio, giunta e sindaco, dalle quelle di gestione amministrativa, tecnica e finanziaria che spettano ai dirigenti o ai responsabili degli uffici e dei servizi. Ergo, anche il vademecum è illegittimo. Un vero capolavoro “contra legem”. E poi la colpa sarebbe di Fiorillo.

Mario De Michele

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