
Il sindaco del Pd Enzo Guida torna alla Santa Inquisizione e adotta un’ordinanza choc. Il provvedimento recita così: “Decoroso ingresso agli uffici comunali”. E dispone che “per il periodo estivo (23 giugno-30 settembre) si richiede un abbigliamento adeguato per l’accesso agli uffici”. Nello specifico agli uomini “non è consentito indossare bermuda, pantaloncini corti, canotte, ciabatte e infradito, alle donne invece sono vietati abiti trasparenti o con schiena scoperta, shorts e canotte”. La mancata osservanza comporta una sanzione da 25 a 150 euro (nelle foto). Sta scatenando una rivolta social la misura draconiana della fascia tricolore dem e dell’amministrazione di centrosinistra, alias coalizione progressista. Ma soltanto sulla carta. Sul piano socio-culturale l’ordinanza sindacale è un clamoroso ritorno al passato. Un messaggio retrogrado e bacchettone tipico degli “Stati etici”, nei quali la libertà individuale è fortemente compressa dai presunti interessi generali. Sarebbe bastato un invito pubblico a “rispettare le istituzioni”. Mica siamo in regime totalitario. Dal un punto di vista politico il provvedimento è inspiegabile e incoerente. Il firmatario è un sindaco del Pd. Un democratico poco democratico. “Un reazionario, un retrogrado”, direbbe giustamente Elly Schlein che ha spalancato porte e finestre del partito per far rientrare le folate di sinistra.

Ma al netto della contraddizione politica, che però denota come il Pd sia ancora “un amalgama malriuscito”, per usare le ormai celebri parole di Massimo D’Alema, l’ordinanza del poco democratico Guida ha provocato nel contempo sconcerto e ilarità. Chi ha appreso della decisione sulla pagina Fb del comune di Cesa si è stropicciato gli occhi per molti minuti. Qualcuno ha pensato a uno scherzo. Guida è quello che annunciò su Fb le sue dimissioni da sindaco lo scorso primo aprile e che poi ci restò male perché nessuno gli aveva creduto. Tutto il paese disse all’unisono: “Questo non se ne va nemmeno con le cannonate!”. Stavolta, per quanto incredibile, è tutto vero. E i commenti stizziti e ironici all’ordinanza fioccano. C’è chi parla di “ritorno al Medioevo”. Chi sottolinea che l’abito non fa il monaco invitando gli amministratori locali a “pensare alle cose serie e a non alle pagliacciate”. E chi con umorismo rassicura tutti: “Tranquilli, all’ingresso ci daranno le magliette #solo cose belle”, facendo riferimento allo slogan propagandistico di Guida e company che ha letteralmente invaso la città. L’esempio più vergognoso di una cappa asfissiante è stato offerto da alcuni dipendenti comunali che durante l’orario di lavoro hanno addirittura indossato i cappellini personalizzati trasformando il municipio in un comitato elettorale (ultima foto in basso).
Tra i numerosi commenti social ce n’è uno molto provocatorio cui si chiede a Guida quando imporrà il burka alle donne. Qualcuno si schiera col sindaco e paragona il comune alla chiesa. Ci auguriamo che non lo abbia letto don Peppino Schiavone. Dopo il sindaco-operaio, il sindaco-casalinga, il sindaco-architetto, il sindaco-dottore e il sindaco-chi più ne ha più ne metta, ci manca soltanto il sindaco-parroco, e poi l’occupazione delle città è ultimata. In effetti una brutta avvisaglia già c’era stata durante le ultime festività pasquali quando Guida salì sul palco e per poco non diede la benedizione con l’acqua santa.
Sul piano pratico sarà complicato applicare l’ordinanza. Chi avrà il compito di stabilire la “trasparenza” di un abito femminile? Chi deciderà se la schiena è scoperta troppo o al punto giusto? Ops! Mica Enzo Guida ha intenzione di trasformarsi pure nel sindaco-controllore di abbigliamento femminile? Aiutooo…
Mario De Michele
L’ORDINANZA DEL SINDACO E DELL’AMMINISTRAZIONE

ALCUNI COMMENTI SOCIAL DEI CITTADINI


I DIPENDENTI CON I CAPPELLINI ELETTORALI
