
L’accusa è di associazione per delinquere, falso in atto pubblico e corruzione. Al giro milionario dei passaporti facili, legato alle fase residenza, si è posto fine ieri mattina, quando nel corso di una maxi retata sono state arrestate otto persone dagli agenti della polizia metropolitana, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare (una in carcere, sette ai domiciliari) disposta dal gip del tribunale di Napoli Nord su richiesta del pubblico ministero Cesare Sirignano. In cella è finito David Passos Trindade, 33 anni, brasiliano, fantomatico imprenditore con contatti a Dubai e Amsterdam per il commercio di pietre preziose, per il quale il gip ha ritenuto necessario il carcere per il reale pericolo di fuga. Ai domiciliari invece è finita Carmelina Del Prete, 63 anni, funzionaria responsabile del settore anagrafe del comune di Orta di Atella, insieme ai due vigili urbani dello stesso comune Giulio Mozzillo, 63 anni e Salvatore Aletta, 55 anni. Stessa sorte anche per Anna Perrotta, 66 anni, funzionaria dell’anagrafe del comune di Frattaminore. Ai domiciliari Gaetano Rispoli, 69 anni, tipografo in pensione, ma abilissimo falsario, e Enrico D’Ambrosio, 48 anni, che aveva il compito di riprodurre con carta speciale i certificati necessari per l’iter delle pratiche per il passaporto. Ai domiciliari anche Renato Jueno Martins, 37 anni, che si occupava di individuare i condomini dove far risultare, ma solo sulla carta, la residenza di chi chiedeva il passaporto falsificato.
A svelare il sistema illegale è stata l’indagine degli agenti della polizia metropolitana che hanno sviluppato l’inchiesta che nel maggio dello scorso anno vide l’arresto di funzionari del comune di Villaricca, già condannati, per la concessione di passaporti a cittadini brasiliani. Gigantesco il giro d’affari di soldi, per la quasi totalità in bit coin, incassati nell’affare del passaporto falso, visto che le “pratiche” costavano da 8 mila a 45 mila euro di media. Un imprenditore bielorusso ha sborsato 100mila sterline, circa 110mila euro, per ottenere il passaporto italiano. Viaggi a negli Emirati Arabi, televisori e soldi, tanti soldi, per favorire oligarchi bielorussi, trafficanti egiziani, albanesi e residenti extra europei, che grazie ad una vera e propria organizzazione ottenevano il passaporto italiano.
Una procedura totalmente illegale, che funzionava grazie alla complicità di funzionari e agenti di polizia municipale in servizio nei comuni di Orta di Atella e Frattaminore, che attestavano l’esistenza di quella “goccia” di sangue italiano di qualche avo vissuto un paio di secoli fa, la residenza in Italia e gli altri requisiti necessari per il passaporto. E anche all’abilità di provetti falsari capaci di produrre i certificati occorrenti e il sospirato passaporto made in Italy, necessario per accedere nell’area Schengen, lo spazio di libera circolazione nei paesi della Comunità Europea, senza controlli alle frontiere interne tra i paesi che ne fanno parte.
Mario De Michele