AVERSA – L’incubo di Mobo è iniziato il 20 aprile del 2010. Ayo, accompagnata dalla famiglia Balestrieri, si reca al Nuovo Policlinico per un intervento di ernia ombelicale. Un intervento che sembra essere di routine in quanto volto a correggere soltanto un difetto estetico.

La bimba, come si evince dalla denuncia, viene ricoverata al nuovo policlinico verso le 8,00. Alle 9,00 un medico anestesista consegna ai familiari un medicinale da somministrare per via orale. Alle 11.00 la bimba viene prelevata dalla stanza per essere sottoposta all’intervento.  Il rientro dalla sala operatoria avviene mezz’ora dopo. Da lì a qualche minuto la situazione precipita. Ayo compie un paio di respiri profondi e resta a bocca aperta. I presenti allertano l’infermiera di turno che dopo un controllo tranquillizza tutti. Il tempo passa e Ayo non si sveglia, a differenza di altri bambini operati dopo di lei. E’ in quel momento che i presenti capiscono che c’è qualcosa che non va la bambina è fredda e non reagisce. Arriva un’altra infermiera che, dopo aver controllato il battito, prende in braccio a bambina e la porta in sala operatoria. 45 minuti dopo la comunicazione del medico. Il cuore di Ayo ha smesso di battere.

Angelo Golia

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