Nicola Schiavone, cugino del boss dei Casalesi Francesco detto ‘Sandokan’, riteneva i Ragosta ‘di famiglia’ e, anche se non ci sono prove che possano testimoniare un rapporto economico tra il gruppo e il clan casertano cosi’ come con i Fabbrocino, i magistrati napoletani hanno raccolto alcuni elementi che testimonierebbero la reciproca ‘conoscenza’.

Il primo riguarda l’apertura e gestione di una discarica nella zona del Volturno nei primi anni Novanta. Lo scarico di rifiuti tossici era organizzato dai fratelli Fedele, Giovanni e Francesco Ragosta, all’epoca titolari della “Sidertras”. Lo sversatoio a cielo aperto, per il quale la Procura aveva anche aperto una inchiesta conclusasi con alcune condanne alla fine degli anni Novanta, era a pochi chilometri dalle aziende della famiglia di Francesco Schiavone, in particolare delle Masserie. “Senza autorizzazione non sarebbe mai stato possibile aprire una discarica”, scrive il gip Alberto Capuano. Altro episodio riguarda il soggiorno presso un albergo di Portofino. “Dal 12 ottobre al 14 ottobre del 2004 hanno soggiornato insieme sia Fedele Ragosta con la moglie, che Nicola Schiavone, cugino di Francesco, presente nella struttura con la sua compagna”, si legge nell’ordinanza. Infine, il matrimonio di Carmine Schiavone, figlio di Sandokan, con ricevimento nell’hotel Raito, di proprieta’ della famiglia Ragosta, finito questa mattina sotto sequestro.

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