“Filomena non meritava una fine così, è sempre stata una donna buona, ha fatto enormi sacrifici per crescere Marco, ha dedicato la sua vita a lui”. Lo dicono, con il volto terreo, tutti quelli che conoscevano Filomena Sorvillo. La 70enne uccisa ieri dal figlio Marco Mattiello. Sono come un mantra i commenti del giorno dopo. Parole simili nella forma, identiche nella sostanza. Una cantilena di sgomento e rammarico che in una sorta di straziante filodiffusione ha raggiunto tutte le case di Orta di Atella. Mai come stavolta vox populi, vox Dei. L’anziana, maestra in pensione, ha davvero votato la sua esistenza al figlio. Lo ha accudito e cresciuto da sola. Il padre gli aveva dato il cognome. Nulla più. Filomena, ragazza madre, non ha mollato. Ha superato le avversità. Tra gioie e dolori è andata avanti. Ma un destino ingrato e spietato le ha riservato una morte tragica. La peggiore possibile.

A porre fine all’esistenza della donna è stata proprio Marco. Quel figlio tanto amato. Anche lui tanto sfortunato. Molti anni fa ha imboccato il tunnel della droga e dell’alcol. Ben presto il vortice della dipendenza e della disperazione lo ha travolto. Lui, animalista convinto e appassionato di cani, è diventato violento. La schiavitù dalle sostanze stupefacenti gli faceva perdere la testa. Aveva bisogno di denaro per appagare l’irrefrenabile voglia di drogarsi. Per questo in passato aveva litigato e aggredito molte volte la mamma. A luglio è scattato il divieto di avvicinarsi alla madre. Ma lei lo ha perdonato. Lo accolto di nuovo in casa nella speranza mai sopita di un futuro migliore soprattutto per Marco. Che a 40 anni era disoccupato è stretto nella morsa di droga e alcol.

Ieri in via Filangieri è successo l’irreparabile. Al culmine dell’ennesima lite per soldi l’uomo è uscito di senno e ha sbattuto Filomena con violenza e ripetutamente con la testa contro il muro del soggiorno. Un fiotto di sangue ha sporcato parete e pavimento. Solo allora il 40enne si è reso di conto di quello che aveva fatto. In preda al panico. Con le mani insanguinate ha telefonato allo zio per dirgli di aver fatto un guaio. Non si era reso conto che quel guaio era la fine di tutto. Di sua madre. E di lui stesso. E pure del suo amato cagnolino finito in un canile. I carabinieri sono giunti sul posto in pochissimo tempo. Allertati dallo zio. Lo hanno trovato sporco di sangue. Filomena giaceva esanime in una pozza rossa. Sono scattate le manette. Marco è stato condotto al carcere di Poggioreale. Dove si trova tuttora. La salma di Filomena è all’obitorio dell’ospedale di Caserta per l’autopsia.

Prosegue la cantilena tragica che da ieri ha inondato le abitazioni di Orta di Atella. “Filomena non meritava una fine così, è sempre stata una donna buona, ha fatto enormi sacrifici per crescere Marco, ha dedicato la sua vita a lui”. Che la terra ti sia lieve.

Mario De Michele

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