Le elezioni in Russia dividono il governo italiano. “Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde”, la constatazione di Matteo Salvini che in tarda mattinata rimbalza da Milano e va a cozzare con quella dell’altro vicepremier, Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri ribadisce che il plebiscito per Vladimir Putin è stato caratterizzato “da pressioni forti e anche violente”. Silenzio dalle massime istituzioni. Gelido quello del Quirinale: dopo la scontata vittoria non è partita alcuna lettera da presidente a presidente. La posizione di Palazzo Chigi è più vicina a quella della Farnesina. Anche se Giorgia Meloni, ad Agorà, in serata sottolinea come “quello che noi abbiamo fatto in questo anno e mezzo con la velocità con cui lo abbiamo fatto, e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa”. Non è detto che il tema delle presidenziali russe sarà toccato in modo diretto dalla premier nelle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo, martedì al Senato e mercoledì alla Camera. Di certo, si ragiona in ambienti a lei vicini, sono “una farsa” le elezioni andate in scena nei territori ucraini occupati dai russi. Dal Pd a Iv, passando per Si e +Europa (nessun commento dal M5s), le opposizioni criticano duramente le parole di Salvini, a cui è seguita una nota della Lega, che parzialmente corregge il tiro: “In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace”. “Con queste posizioni il Governo può mai essere credibile? E Meloni tace…”, attacca il dem Giuseppe Provenzano. Anche all’estero fanno rumore le considerazioni del vicepremier. “Dimostrano che l’estrema destra in Europa è amica di Putin”, nota Nicolas Schmit, candidato di punta dei Socialisti Ue alle Europee. Salvini “se ne vergognerà”, l’affondo del Ppe con la lituana Rasa Juknevičienė, vicepresidente del gruppo e responsabile per gli affari esteri. Mentre con il passare delle ore arrivano le prese di posizione dalla Casa Bianca, da Berlino e da Parigi, allineate sulla mancanza di libertà nelle elezioni russe, Roma si esprime con il ministro degli Esteri. Silenzio dal Colle. La presidenza Italiana del G7 non dirama alcun comunicato. E in serata Meloni sfiora l’argomento rispondendo a una domanda della trasmissione di Rai3 sullo stato di salute del centrodestra: “Non conta quanto il campo sia largo, ma quanto sia coeso e compatibile, quanto abbia risposte chiare da dare ai cittadini e da rappresentare all’estero. L’Italia con la maggioranza di centrodestra chiaramente questo lo sta facendo”. Nella maggioranza c’è chi come l’azzurro Maurizio Gasparri esorta a “cercare di instaurare un dialogo con la Russia, o si rischia lo scoppio di una terza guerra mondiale”. Fra i meloniani si tende a liquidare l’uscita di Salvini come dinamica da campagna elettorale, un messaggio al proprio elettorato. Pur ammettendo che “ne va della credibilità dell’Italia”, un esponente di peso di FdI nota che è determinante però l’allineamento della coalizione sui voti in Parlamento, mai mancato su questi temi. La maggioranza lavora a una mozione unitaria che ricalchi i punti cruciali delle comunicazioni della premier. Se a Palazzo Chigi c’è imbarazzo per le parole di Salvini, viene celato. I fedelissimi di Meloni rimarcano che differenze più evidenti agitano il centrosinistra, e osservano che, a volte, “dietro dichiarazioni inopportune ci sono affermazioni purtroppo vere”. La conclusione è che Putin, anche con elezioni diverse da questa “pagliacciata” godrebbe di un consenso maggioritario. Ben diversa è la valutazione sul voto nei territori ucraini occupati. Il cui esito alcuni Paesi potrebbero non riconoscere, come ha già annunciato la Slovenia. Nelle comunicazioni al Parlamento Meloni dovrebbe ribadire anche l’importanza di una difesa comune europea, fra le priorità del Consiglio Ue di giovedì e venerdì.

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