“Noi diciamo alla politica, a livello nazionale e anche ai governatori, di mettere insieme le nostre preoccupazioni con le loro su dei dati molto particolari. Allora si tratta di voler valorizzare i beni culturali, delle chiese, ecc. Bene, concretamente cosa si fa? Tutto questo facendo sì che la partecipazione delle istituzioni confermi il progetto e che queste poi naturalmente lo gestiscano nella misura e nelle modalità concordate con i vari vescovi, le varie realtà ecclesiastiche”. Lo ha detto il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, in un’intervista alla Radio Vaticana in cui ha tracciato un bilancio del recente convegno di Napoli su giovani e lavoro, cui hanno preso parte tutti i vescovi del sud. “Noi – ha spiegato Sepe – come Campania abbiamo presentato alcune possibilità: si tratta del recupero di tutta una realtà artistico-ecclesiastica, di chiese, ecc. Poi l’utilizzazione di terreni che possono essere sfruttati per fare delle cooperative, in modo da realizzare dei progetti concreti. Si tratta di dimostrare che non abbiamo espresso solo dei desideri o delle buone intenzioni, ma che vogliamo renderli concreti”. C’è un capitolo, che è stato sollevato anche in questo convegno, ossia la mancanza di progettualità per quanto riguarda i soldi che arrivano dall’Unione Europea. Molti fondi dell’Ue rimangono ingestiti e poi ritornano a Bruxelles. “Assolutamente sì – ha risposto Sepe -. Infatti è stata anche provvidenziale la presenza del Commissario europeo, il quale poi si è detto veramente molto felice, e ha detto: ‘Sì, questo fa parte proprio delle nostre finalità’. Quindi abbiamo, da una parte, la Commissione Europea che è pronta a venirci incontro; dall’altra parte, poi, una gestione trasparente, precisa e chiara da parte delle istituzioni locali. E in questa maniera evitiamo anche quella brutta situazione di dover rimandare indietro tanti soldi che non si spendono. Cioè qui si lavora un po’ ‘a triangolo’: istituzioni europee che approvano i progetti; istituzioni locali che fanno i progetti come sanno fare; e la Chiesa che è il collegamento perché le cose possano poi realizzarsi”

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