di Mario De Michele
Come sindaco vale 4 meno meno. Come politico è zero moltiplicato per zero. Alfonso Golia ha deluso tutte le aspettative. Il 26 maggio 2019, data della sua “liberatoria” elezione a primo cittadino di Aversa, è lontano. Lontanissimo. E si è portato via la speranza di un vero cambiamento. L’inversione di rotta non c’è stata. Golia non è mai riuscito a tenere la barra dritta. Il suo incedere è stato sempre claudicante. Pieno di pietre di inciampo, molte delle quali disseminate da lui stesso sul proprio cammino. Primo grave errore: ha imposto Carmine Palmiero (oggi suo acerrimo nemico) come presidente del consiglio comunale. Un posto che spettava di diritto e per meriti sul campo a Paolo Santulli. Secondo svista imperdonabile: ha nominato, senza ascoltare ragioni, una giunta composta interamente da tecnici. Professoroni slegati totalmente da tessuto connettivo della società aversana. Il Golia I è stato un disastro. Esecutivo allo sbando e incapace di affrontare e risolvere i problemi della città. Terzo abbaglio clamoroso: il ribaltone in salsa zanniniana. Questo è il peccato capitale del sindaco dem. Quando non aveva più i numeri in assise per la divaricazione con i consiglieri del Pd Santulli, Eugenia D’Angelo e Maurizio Danzi, area Oliviero, ha perso un’occasione irripetibile: invece di chiamare in causa il presidente del parlamentino campano, contrario alle posizioni dei riferimenti territoriali, preferì andare a implorare il timoniere della commissione regionale Ambiente Giovanni Zannini. Che lo salvò a caro prezzo. Nuova giunta, nuovi incarichi, nuova maggioranza. In un solo colpo (sbagliato) Golia strappò il contratto con gli elettori e tradì le promesse con un ribaltonismo degno della Democrazia cristiana della peggiore specie. Altro che rinnovamento. In città circolò con la velocità di Bolt il messaggio: “cambiare tutto per non cambiare niente”. Quel gattopardismo, tanto vituperato dal Golia col megafono e lo zainetto rosso, divenne la cifra distintiva di un sindaco pronto a tutto pur di restare in sella. Il megafono e lo zainetto finirono in qualche mercatino delle pulci. Al Comune di Aversa si aprirono le porte del mercato delle vacche. Fine della fiera. Game over per il sindaco “rivoluzionario”. Gli slogan, i post social, i proclami diventarono aria fritta. Fuffa. Nacque il Golia II. Una fortuna per il primo cittadino nonostante i neo assessori Giovanni Innocenti e Francesco Sagliocco non siano mai pervenuti. Ma una svolta si è registrata con l’ingresso nella squadra di governo dei dem Marco Villano (vicesindaco, delegato a Lavori pubblici e Urbanistica) ed Elena Caterino (assessore all’Ambiente). I due esponenti del Pd hanno lavorato a testa bassa. E i primi risultati positivi si sono subito ravvisati. Ma non basta. In quasi 4 anni di mandato Golia ha mostrato una lampante e sorprendente inadeguatezza politico-amministrativa. La fascia tricolore gli è andata sempre più stretta. Fino a strozzarlo. La mancanza di ossigeno gli ha fatto completamente perdere lucidità. E il distacco con i cittadini, anche e soprattutto con quelli che lo avevano votato, è divenuto siderale. Nel frattempo il sindaco ha continuato a calpestare la palude delle scelte sbagliare. Un rosario interminabile di errori. Il penultimo in ordine di tempo è aver delegato, senza consultare nemmeno quelli del Pd, Olga Diana per la votazione sul bilancio di previsione approvato dal consiglio provinciale di Caserta, a trazione Magliocca-Zannini. La fedelissima del consigliere regionale ha detto “sì” al documento contabile dell’ente dell’ex Saint Gobain. L’ultimo strafalcione, ancora più incomprensibile di quelli precedenti, è la mancata nomina dell’assessore in sostituzione del dimissionario Luigi Di Santo. È trascorso un mese e mezzo. Quel posto è ancora vacante. La delega attribuita al professorone? Politiche sociali e Legge 328/2000, normativa che regolamenta gli interventi socio-assistenziali da programmare negli Ambiti sovracomunali. Chi è il Comune capofila dell’Ambito C6? Aversa. L’ente che ha indicato il coordinatore dell’Ambito (Cristina Accardo, che per fortuna non ha niente a che vedere con Gemma Accardo) è privo dell’assessore al ramo. Nemmeno nel teatro dell’assurdo di Beckett degli anni d’oro. Ma che ci vuole a nominare il consigliere Marco Girone? Uno perbene, competente e serio. A chi aspetta il sindaco? Spera in un’illuminazione divina? “Dio è morto”, per dirla con Nietzsche. Alfonso Golia pure.
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