Povero Enzo Guida. Non vorremmo essere nei panni del sindaco di Cesa. È l’ora del rimpasto di giunta. Più di un mese fa il primo cittadino ha revocato le deleghe al vice Giusy Guarino e agli assessori Cesario Villano, Francesca D’Agostino e Alfonso Marrandino. “Rilanciare l’azione amministrativa”, la motivazione ufficiale. Banalità. Mica ci vuole la Sibilla Cumana per svelare che si tratta di un rimescolamento per dare spazio agli altri consiglieri comunali di maggioranza? Nulla di male, per carità. Il problema è un altro: nei primi due anni e mezzo di gestione il centrosinistra bis ha fatto poco o nulla. Per colpa di Guida? In minima parte. Il grosso del fallimento è sulle spalle dei membri dell’esecutivo. Andiamo con ordine. Il vicesindaco Giusy Guarino, al netto dell’affare cooperative sociali amiche, ha raggiunto un solo obiettivo importante: il posto fisso per il marito Carlo Perfetto, grazie ai concorsi comunali. Giudizio: asso piglia tutto. L’assessore Cesario Villano ha brillato di luce propria, quella della sua abitazione con palesi vizi urbanistici. Ma è giusto dare a Cesario quel che è di Cesario. Ad esempio, l’affidamento diretto di quasi 75mila euro al cugino omonimo. Lo stesso idoneo al concorso comunale per Istruttore tecnico. Si dice che abbia già incassato l’assunzione presso altro Ente. Giudizio: tengo famiglia. Il più difficile da giudicare è l’assessore Alfonso Marrandino, impalpabile come l’aria (fritta). Se qualche cittadino di Cesa ci segnala un risultato portato a casa dall’esponente della giunta vincerà un milione di euro. Giudizio: non pervenuto. Francesca D’Agostino è l’unico assessore che si è distinta per impegno e competenza. Infatti non sarà riconfermata. Fa sfigurare gli altri. Giudizio: promossa.

La giunta congelata

Infine, ma in cima alla lista, Enzo Guida. La sindacatura bis lo ha logorato. Ci si aspettava maggiore slancio, soprattutto nei primi anni di mandato. Poca roba. Quasi nessuna promessa elettorale mantenuta. E tante scelte discutibili sul piano amministrativo. Inutile sgranare il rosario. La storia è sempre la stessa: coop, assunzioni nel servizio di igiene urbana, incarichi professionali, decadenza (in arrivo) dei consiglieri di opposizione, concorsi con il fratello Fabio Guida e la compagna Erika Alma, entrambi risultati idonei per un posto al calduccio in qualche Comune limitrofo. Che prima o poi arriverà. Giudizio: solo al comando. Veniamo alla nuova giunta. Non è stata ancora trovata la quadra. O così sembra. Perché? Per mancanza di materia prima. Sia chiaro, meglio di Guarino, Villano e Marrandino sarebbero anche i frequentatori occasionali di circoli ricreativi locali. Purtroppo per Guida non fanno parte della maggioranza. Gli tocca pescare tra i pesciolini di cannuccia come Francesco Turco, fedelissimo del sindaco, ma inadeguato anche esteticamente. Non è all’altezza. Poi c’è Gina Migliaccio. Non si offenderà: un ectoplasma. Chiedere alla gente: Migliaccio chi? Un capitolo a parte, anzi interi tomi, merita l’evergreen Nicola Autiero. Immancabile commensale ai banchetti di feste e festicciole con agenti penitenziari canterini. Brani storpiati. E conflitti di interesse. Ah, dimenticavamo: figlia quinta ai concorsi comunali. È il minimo. Ops! Incarico di 75mila al fratello & company. Chiamalo fesso. Poi c’è l’immarcescibile Mimì Mangiacapra. Quarant’anni in politica e non sentirli. Per forza, li hanno sentiti (i danni) i cittadini. Un Highlander sopravvissuto agli scioglimenti anticipati dei consigli comunali. Sarà uno spasso leggere le motivazioni. Il buon Mimì è troppo scaltro da entrare nell’esecutivo. A che pro? Comanda già quasi tutto da presidente dell’assise. È l’eminenza grigia dell’amministrazione. L’anima nera. Ecco, non vorremmo essere nei panni del sindaco Guida. Nemmeno per lui, capace di mirabolanti capriole politiche, è facile trasformare rospi in principi, nani in giganti e ballerine in amministratrici. Giudizio conclusivo, affidato a Battiato: bandiera bianca.

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