Interruzione di pubblico servizio, danneggiamento, violenza, minacce, lesioni: sono alcune delle ipotesi di reato formulate nell’ambito dell’inchiesta sulle iniziative di protesta messe in atto dai dipendenti dei Consorzi di bacino per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

Nel corso dell’indagine, condotta dal pm Raffaello Falcone e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, sono stati ascoltati nei giorni scorsi in qualità di testimoni, il commissario liquidatore dei Consorzi unici di bacino di Napoli e Caserta e l’amministratore unico della Sepsa, la società della Provincia che gestisce lo smaltimento. I magistrati fisseranno presto un calendario di interrogatori di persone informate dei fatti, tra i quali dovrebbero figurare anche esponenti politici e funzionari di istituzioni, in particolare la Provincia di Napoli. Lo scenario che emerge dalle indagini è quello di pressioni esercitate secondo l’ipotesi degli investigatori, attraverso raid e altre forme di protesta, in vista di future assunzioni nella pubblica amministrazione, una volta liquidati i Cub. Gli inquirenti acquisiranno informazioni anche da altri uffici giudiziari (come le procure di Caserta e di Nola) dove pure nel corso degli anni sono stati aperti diversi fascicoli per vicende analoghe, allo scopo di avere un quadro quanto più unitario sulle proteste e sulla gestione dei bacini. Un prossimo passo dell’inchiesta dovrebbe riguardare anche i criteri adottati nelle assunzioni all’interno dei Cub.

 

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