Il magistero di Papa Francesco, ad un anno dalla sua elezione, sarà al centro di un’iniziativa lanciata dal magazine dei gesuiti ‘Popoli’, mercoledì 12 a Milano. A ripercorre questi dodici mesi anche padre Fabrizio Valletti, superiore della comunità dei Gesuiti di Scampia. “Andare verso le periferie esistenziali – dice padre Valletti a Radio Vaticana commentando uno dei concetti chiave del magistero di Bergoglio – significa vivere nel mondo, a contatto di tutti. Significa uscire per andare incontro a chi ha più bisogno di aiuto, solidarietà e amore. Dietro questa necessità c’è soprattutto la nuova esigenza di evitare ogni esclusione. Un tempo si parlava di lotta sociale, fra lavoratori e padroni. Oggi, la sofferenza più forte nel mondo è quella di chi viene escluso da un sistema che non perdona, che non accetta debolezze e inferiorità. La periferia, sia sul piano urbanistico che su quello esistenziale, è frutto proprio del ‘mettere da parte’, del non accettare l’eguaglianza”, rileva il Gesuita. Suor Elisa Kidané, missionaria comboniana e giornalista, sempre a Radio Vaticana commenta l’invito rivolto dal Papa alle consacrate ad essere “madri e non zitelle”.

“Tutte noi donne, in fondo, sentiamo di essere madri. Ci viene naturale. Nella madre c’è la pienezza della femminilità”, spiega. “Essere madre significa essere capaci di accogliere. Il Papa, in fondo, – spiega suor Elisa – ci ha chiesto di ritornare ad essere ciò che veramente siamo. Ci ha chiesto di non far sì che la vita religiosa ci trasformi in fanciulle immature, ma di essere vere donne, capaci di darsi completamente”. L’attore comico Giacomo Poretti, componente del trio ‘Aldo, Giovanni e Giacomo’, commenta invece una frase pronunciata dal Papa il 4 ottobre ad Assisi: “Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace”. “Con questa battuta, apparentemente banale, il Papa – dice il comico – dimostra una profonda conoscenza dei rapporti umani. Sa bene che non sono solo idilliaci. Non ci si può sottrarre al litigio e all’incomprensione. L’importante però è, alla fine della giornata, arrivare a chiedere scusa, arrivare a fare la pace. Il Papa sa usare l’ironia e sa quanto possa cogliere nel profondo”.

 

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