“Trovo la denuncia di ‘Avvenire’ assolutamente motivata perche’ si rischia il paradosso che il digitale terrestre, presentato come una tecnologia in grado di moltiplicare l’offerta televisiva, finisca per ridurla”.

E’ il commento di Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, rispetto all’articolo di apertura dell”Avvenire’ che e’ accompagnato dall’editoriale del direttore Marco Tarquinio ‘Nuovo delitto mediatico’, sulla crisi delle emittenti locali causata dal digitale terrestre. Gentiloni spiega all’ADNKRONOS che, “a fare le spese, in questa transizione”, nel passaggio al digitale terrestre siano proprio “centinaia di televisioni locali, una particolarita’ ma anche una ricchezza della televisione italiana”. “Possiamo avere centinaia di canali ma nessuno di questi, tranne Rai Tre, fa informazione legata al territorio – continua l’ex ministro delle Comunicazioni – perdere le tv locali sarebbe paradossalmente assurdo”. “Il motivo per cui si corre il rischio di chiusura – prosegue Gentiloni – e’ perche’ il governo ha deciso che le frequenze, indispensabili per l’accesso a internet, e per la quale si fa un’asta miliardaria, debbano essere tolte non a tutto il sistema televisivo, alle grandi e piccole emittenti, ma sulle frequenze delle tv locali”.

La soluzione comunque ci sarebbe per Gentiloni che trova il provvedimento “assurdo, ci sarebbe ancora tempo per correggerlo – afferma – Come? dividere l’onere delle frequenze tra tutti per l’accesso a internet in modo che le tv locali avrebbero qualche sacrificio ma non rischierebbbero la sopravvivenza. E invece si aumentano i priviliegi di pochi e si mettono a rischio le tv piu’ piccole”. Quanto alla sentenza emessa dalla Corte di Giustizia europea, nei giorni scorsi, a conferma che i contributi concessi dal governo italiano per l’acquisto dei decoder per il digitale terrestre, nel 2004 e 2005, costituiscono aiuti di Stato incompatibili con il mercato comune e in virtu’ di cio’ le emittenti radiotelevisive che hanno beneficiato di questi sono tenute a rimborsare le somme corrispondenti ai vantaggi ottenuti, l’ex ministro delle Comunicazioni dice “era intuitivo che il governo, presieduto da Berlusconi nel 2004 e 2005 aveva favorito alcune tv, e innazitutto Mediaset, ma e’ importante che venga definitivamente la conferma dalla giustizia europea”.

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