I disoccupati di Napoli aderenti al cosiddetto coordinamento dei precari Bros respingono l’accusa di associazione a delinquere che proviene da una inchiesta aperta dalla Procura partenopea dopo le proteste di piazza violente del 2010. Un’indagine che ha fatto scattare il 16 novembre scorso una quindicina di perquisizioni nelle case di altrettanti capi e aderenti ai movimenti organizzati dei senza lavoro e nelle sedi del centro sociale “Carlo Giuliani” e dei Banchi nuovi, una delle ‘liste’.

“L’obiettivo dei magistrati -spiega Gino Monteleone, uno dei leader dei Bros – e’ trasformare un movimento per il diritto al lavoro in una questione giudiziaria e penale, cioe’ un gruppo per compiere un’estorsione nei confronti delle istituzioni. Non e’ la prima volta che la Procura prova a infangare la nostra vertenza. Gia’ nel 2003 ci fu un’altra inchiesta simile che si rilevo’ una bufala giudiziaria, come esito negativo hanno avuto le perquisizioni di qualche giorno fa”. I disoccupati, quindi, mettono in risalto come, a differenza di altre vertenze nel mondo del lavoro, la loro lotta duri da anni senza che si trovino soluzionei, nonostante loro abbiano rispettato gli accordi con le scelte della politica, quali i percorsi informativi dei progetti regionali Isola e Bros appunto, cioe’ Badget individuale reinserimento occupazionale e sociale. “L’ assessore regionale Severino Nappi dice che sono stati creati circa 30mila posti di lavoro – aggiunge Monteleone – ma i precari Bros, oltre 3mila, non ne hanno visto uno”. Per l’avvocato Andrea Zorzato, che insieme al collega Carmine Malinconico difende gli indagati, “si stanno forzando una decina di articoli della Costituzione indagando sul reato di associazione a delinquere. Finora ci sono state denunce per interruzione di servizio pubblico, resistenza a pubblico ufficiale, ma questa dell’associazione e’ stato un fulmine a ciel sereno”. I Bros preannunciano che lunedi’ prossimo terranno una nuova manifestazione, con partenza da piazza Mancini.

 

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