Otto ore per trovare un posto letto e un viaggio di due ore e mezza per arrivare in ospedale. È accaduto al piccolo che oggi compie sette giorni e che, dopo essere nato nell’ospedale di Sessa Aurunca, ora si trova a chilometri di distanza dalla mamma. Il neonato, affetto da Covid è stato trasportato a Roma, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù perché in tutta la regione Campania non c’erano disponibilità nei reparti attrezzati per la sua accoglienza e cura. Dopo le ricerche della centrale operativa territoriale del 118 per recuperare posti letto, secondo il criterio della prossimità, l’unica soluzione per assicurargli un’assistenza adeguata è stata trasferire il lattante nel presidio della capitale. Il bimbo è nato la mattina del 20 dicembre, nell’ospedale di Sessa Aurunca dove era ricoverata la madre che ha partorito in un reparto ordinario perché al suo ingresso non era risultata positiva al Covid. Successivamente la donna, dopo aver dato alla luce il piccolo, ha cominciato ad accusare alcuni sintomi, tra cui una febbre alta che non accennava a diminuire, risultando positiva al virus. Nonostante l’esito dei primi tamponi negativi, anche il piccolino è risultato affetto da Covid e, a distanza di poche ore dagli accertamenti della sua positività, il 23 dicembre, ha cominciato a manifestare sintomi sempre più gravi. La febbre alta e le compromissioni respiratorie si sono aggravate così rapidamente che l’ospedale ha ritenuto necessario attivare subito il trasferimento del piccolo in una Terapia Intensiva Neonatale Covid ma le ricerche, cominciate nel tardo pomeriggio, si sono concluse solamente otto ore dopo. La disponibilità del ricovero per il neonato, è stata rilevata intorno alle tre del mattino, a cavallo tra il 23 e il 24 dicembre nell’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Il bambino nato da genitori extracomunitari, residenti a Sparanise, è stato trasferito nell’ospedale romano attraverso il servizio Sten con un’ambulanza dedicata al trasporto di emergenza dei neonati che necessitano di cure intensive e la garanzia della massima assistenza specifica durante il loro trasporto. Il mezzo di soccorso ha impiegato poco meno di due ore e mezza per concludere il trasferimento e assicurare il posto letto al bimbo, per il quale i sanitari avevano anche sospettato una meningite oltre alla presenza acclarata del Covid. Le condizioni del piccolo, ora, sono in via di stabilizzazione ma se è vero che il fabbisogno di posti letto di questo tipo, può essere considerato statisticamente un’eccezione, è altrettanto vero che manca una rete di assistenza per la Terapia Intensiva Neonatale Covid in tutta la regione Campania. La ricerca del posto letto attivata dalla centrale operativa territoriale e regionale del 118, infatti, ha impiegato circa otto ore per recuperare la disponibilità di un ricovero ospedaliero per il piccolo.

Dopo aver ricercato il posto letto per il bimbo a Napoli e nelle province campane, la centrale del 118 ha rilevato la disponibilità dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. La criticità maggiore, riscontrata in quest’operazione di ricerca, è stata strettamente connessa alla necessità di recuperare un posto altamente specializzato in termini di assistenza. Ovvero, nella mappatura delle disponibilità si erano rilevate diverse opportunità nei reparti di pediatria ma, nessuno di questi poteva offrire cure ad alto impatto. Anche i reparti di Terapia Intensiva Neonatale, a Napoli e in Campania erano risultati saturi, tra il 23 e il 24 dicembre, compresi i posti al Policlinico Federico II che, tempo fa, erano stati allestiti specificatamente per i piccoli affetti dal virus. «Attualmente la Terapia Intensiva Neonatale non è più dedicata al Covid perché abbiamo riscontrato che non avviene quasi mai la trasmissione del virus da madre in figlio» ha spiegato Anna Iervolino, direttore del Policlinico federiciano. «Assistiamo neonati Covid, praticando l’isolamento nelle incubatrici – ha concluso Iervolino – nello specifico tra il 23 e il 24 dicembre, avevamo tutti i 20 posti letto occupati più altri 4 ricoveri in esubero».

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