La polizia norvegese pensa di invocare una nuova disposizione del codice penale per “crimini contro l’umanità ” nei confronti di Anders Behring Breivik, che ha ammesso di essere l’autore della strage di venerdì scorso a Oslo. Lo riferisce il procuratore citato da un giornale locale.

Introdotta nel codice penale norvegese nel 2008, la norma sui crimini contro l’umanità prevede una pena massima di 30 anni di reclusione. Citato in forma indiretta dal giornale Aftenposten, il procuratore Christian Hatlo ha sottolineato che il ricorso a tale norma è al momento solo un’eventualità. Finora la polizia ha fatto riferimento ad “atti di terrorismo” che prevedono una pena massima di 21 anni. “Nessun complice”. La polizia norvegese è ancora convinta che Anders Behring Breivik, l’estremista autore della duplice strage di Oslo e di Utoya in cui venerdi sono morte 76 persone, abbia agito da solo e non si sia appoggiato ad alcuna cellula esterna, come invece da lui sostenuto nell’udienza preliminare di ieri. “Riteniamo che l’accusato abbia una credibilità piuttosto bassa per quanto riguarda questa affermazione, certo nessuno di noi comunque può escludere del tutto che sia vera”, ha detto all’agenzia Reuters una fonte vicina alle indagini. Si dubita anche che Brevik sia parte di una ‘crociata’ anti-Islam e anti-marxista, come da lui sostenuto nel’manifesto di oltre 1.500 pagine che alcuni esperti norvegesi vedono piuttosto come il frutto della fantasia di uno psicopatico che vuole solo confondere le acque. Ma Breivik: “altre cellule all’estero e in Norvegia”. Breivik, però, insiste nel dire che la sua azione è supportata da due cellule solo in Norvegia e da diverse altre all’estero. Lo ha riferito il suo avvocato.

 

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