E’ stata un’autobomba guidata da un kamikaze a provocare la strage nella sede Onu di Abuja, la capitale della Nigeria. E alla guida della macchina, lanciata contro l’edificio, c’era un ragazzo. Almeno 18 morti, oltre una decina i feriti. Il kamikaze ha eluso la sicurezza all’ingresso e si è diretto con l’auto contro la reception, affollata di impiegati e visitatori.

 Un’intera ala del palazzo, dove lavorano quattrocento dipendenti, è stata demolita dall’esplosione. Il gruppo terroristico islamista dei Boko Haran ha rivendicato la strage con una telefonata alla Bbc. “Sono tra i fortunati riusciti a mettersi in salvo, ma ho visto parecchi morti”, ha riferito Michael Ocilaje, che lavora nella sede Unicef all’interno dell’edificio. Sul posto sono presenti numerosi operatori sanitari che stanno cercando di assistere i feriti e rimuovere dei cadaveri intrappolati tra le rovine. Una donna norvegese risulta tra le vittime, rende noto la polizia che ancora non conferma il bilancio ufficiale delle vittime.

Altri occidentali sarebbero invece tra i feriti e i più gravi sono già stati trasportati alla National Hospital di Abuja. Non ci sarebbero membri dello staff di nazionalità italiana tra le vittime, riferiscono fonti delle Nazioni Unite. Le radio e le televisioni nigeriane stano intanto mandando in onda disperate richieste per far affluire all’ospedale donatori di sangue. I Boko Haram, noti anche come i Talebani della Nigeria, sono un gruppo terroristico islamico che si batte per la diffusione in tutta la Nigeria della Sharia, per adesso in vigore in 12 dei 36 Stati confederali del Paese. Abuja, un tempo forse l’unico posto della Nigeria dove lo Stato riusciva a far sentire la propria presenza, è diventata negli ultimi mesi il teatro per eccellenza degli attentati a più alto valore simbolico. Complice l’escalation della violenza in concomitanza delle elezioni generali di aprile. A giugno un attentato al quartier generale della polizia provocò la morte di oltre dieci persone, mentre il primo ottobre scorso, giorno in cui si celebrava il 50esimo anniversario dell’Indipendenza, una bomba esplose mentre passava il capo dello Stato, Godluck Jonathan.

E’ quotidiano invece lo stillicidio di morti e violenze nello Stato nord-orientale di Borno, dove i Boko Haram hanno il proprio luogo di origine. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha condannato l’attentato. L’ex ministro degli esteri sudcoreano ha detto di aspettarsi a perdite considerevoli. “E’ un’aggressione contro quelli che hanno messo la loro vita al servizio degli altri. Condanniamo vigorosamente questo atto abominevole”, ha dichiarato.

A Ban Ki Moon è arrivato anche un messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che esprime “sdegno” per “l’odioso” attentato contro l’ufficio Onu di Abuja. “Ancora una volta la popolazione civile e le Nazioni Unite, donne e uomini impegnati al servizio di nobili ideali di pace e solidarietà, pagano un pesante tributo di sangue a una insensata e barbara violenza”, si legge nel messaggio del capo dello Stato. Anche il presidente nigeriano Jonathan ha espresso la sua “ferma condanna per il barbaro attacco, assurdo e vigliacco, all’edificio delle Nazioni Unite di Abuja”.

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