Imbarcazioni ferme per lo sciopero dei pescatori contro il ‘caro gasolio’ al Porto del Granatello a Portici, nel Napoletano. Alle 8 una quarantina di pescatori, radunata sulla banchina del Porto borbonico, ha illustrato ai cronisti le ragioni della protesta annunciata ieri dopo una assemblea e la consegna dei documenti al comparto marittimo.

“Ci opponiamo agli aumenti del gasolio che rischiano di mettere in ginocchio l’intero settore già penalizzato dalla concorrenza dei mercati stranieri”, hanno detto alcuni manifestanti in procinto di dirigersi alla sede del Consiglio Regionale a Napoli per un incontro. Sotto accusa, l’aumento dell’Iva sul carburante. “Si parla di una crescita dell’aliquota che potrebbe salire al 21% e questo non fa altro che creare un profondo disagio – dice Remigio De Simone, uno dei pescatori – Se un litro prima costava 80 centesimi ora potrebbe salire con la nuova Iva a 93 centesimi”. Appoggia la protesta anche il rifornitore di gasolio, Massimo Formisano che oggi al Governo chiede agevolazioni per un settore che sta in ginocchio. “Se si ferma la pesca – dice – si fermerà tutto ciò che gira intorno al comparto: non ci sarà più chi provvede alla manutenzione ai motori, chi ripara le reti da pesca, chi rivende il prodotto il mercato”.

Alle 9,30 i pescatori raggiunti anche dai colleghi di Salerno si sono diretti al Centro Direzionale di Napoli. Domani mattina saranno a Roma al Ministero delle Attività Produttive. “Ma se non ci saranno soluzioni positive – spiegano – studieremo il da farsi”. Disagi anche per i consumatori: sulla saracinesca di una pescheria in corso Italia nel vicino comune di Ercolano si legge ‘chiuso per lo sciopero dei pescatori’. Come ieri, con il blocco degli autotrasportatori, anche oggi alle prime ore del giorno i distributori di benzina sono stati presi d’assalto dagli automobilisti. Code interminabili, traffico in tilt e carburante esaurito già alle 10 del mattino.

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