«Oggi sono contenta di essere stata così forte perché so che ciò che hanno fatto a me non possono farlo ad altri». Ha solo 19 anni ma una grande tempra. Il suo coraggio l’ha portata su un percorso difficile da affrontare ma, alla fine, è arrivata alla meta: ieri mattina ha visto assicurati alla giustizia i suoi aggressori, quelli che hanno abusato di lei e che lei, da subito, già il giorno dopo, aveva deciso di denunciare. Nei guai finisce una coppia di fidanzati, lei C.T. di 22 anni incensurata e lui, P.P. di 35 e con precedenti per rapina, furto e maltrattamenti in famiglia. I due sono accusati di violenza sessuale di gruppo: lui è finito in carcere, lei ai domiciliari. La sera delle violenze, doveva essere una serata come tante altre. La 19enne stava approfondendo la conoscenza con la sua collega di 22 anni ed insieme, avevano deciso di andare a ballare in una nota discoteca della Costa sud di Salerno. A serata finita la ragazza chiede alla sua amica, che era in compagnia del fidanzato, di accompagnarla a casa. I due acconsentono a darle un passaggio ma approfittando della stanchezza della giovane, la portano invece a casa di uno dei due. È qui che inizia una nottata da incubo. Il primo ad abusare fisicamente di lei è il 35enne: lei si ribella ai suoi approcci ma lui la trattiene e la stupra davanti alla fidanzata. Poi è la ragazza ad approfittare della 19enne toccandola nelle parti intime ed avendo con lei un rapporto omosessuale contro la sua volontà. Solo dopo ore di violenza, noncuranti della volontà della vittima e delle sue lacrime, i due la riaccompagnano a casa. Era il 31 agosto scorso.

Il giorno dopo lei non ci pensa su più di tanto e decide di andare al centro antiviolenza Leucosia presso Spazio Donna. Qui incontra l’avvocato Claudia Pecoraro che inizia a seguire il suo caso con la collaborazione delle colleghe prima e della procura immediatamente dopo. Così formalizzano la denuncia, scattano le indagini da parte della Squadra mobile, diretta dal vicequestore Gianni Di Palma. La vittima riceve messaggi da parte dell’ex amica preoccupata dei suoi silenzi e, soprattutto, della sua decisione di licenziarsi pur di non dover essere costretta a rivedere la sua aguzzina. La 22enne le chiede di stare zitta, di non arrabbiarsi, vuole convincerla che si era trattato solo di un gioco. Gli uomini della sezione operativa per la Sicurezza cibernetica – polizia postale e delle comunicazioni di Salerno (diretta dall’ispettore Roberta Manzo) sequestrano cellulari e tablet ai due indagati. Ieri l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi. «A tutte le ragazze che non hanno il coraggio o non vogliono denunciare, consiglio di andare in un centro antiviolenza, di andare senza paura perché qui nessuno di costringe a denunciare – racconta la diciannovenne – nessuno fa partire una segnalazione senza il tuo consenso. Potete trovare sostegno emotivo e psicologico per superare con maggiore determinazione tutte le difficoltà». «Questa vicenda giudiziaria – spiega l’avvocato Claudia Pecoraro – è la dimostrazione di un lavoro di squadra fatto da tutti noi del centro e dalla procura. Sicuramente è un percorso difficile, quello della vittima: anche l’incidente probatorio a cui questa ragazza è stata sottoposta non è semplice. Però è stata molto coraggiosa e spero che la sia storia possa essere di esempio ed aiuto anche ad altre donne». Sulla stessa linea anche la presidente del centro Spazio donna, Michela Masucci. «Oggi per noi è una grande giornata perché abbiamo avuto la conferma che il lavoro in rete di diverse istituzioni, procura in prima linea, non solo produce risultati ma li produce anche in tempio abbastanza veloci. È la testimonianza di quanto il lavoro costante del centro possa fare la differenza nel sostenere le donne che subiscono violenza perché trovano luoghi specializzati per essere accompagnate a più livelli e raccontare in un luogo sicuro un vissuto doloroso ed affrontare un percorso di consapevolezza con forte determinazione per portare avanti azioni di tutela».

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