Ritorna al Teatro Nuovo di Napoli, a quattro anni dal debutto nell’ambito del ‘Prologo del Napoli Teatro Festival Italia’, Chiòve, il testo catalano di Pau Mirò nella versione napoletana di Enrico Ianniello, con Chiara Baffi, Enrico Ianniello e Giovanni Ludeno per la regia di Francesco Saponaro. Dopo il successo di pubblico e critica, numerosi premi, ed una lunga tournee che ne ha programmato repliche in Italia e all’estero (e a Madrid Francesco Saponaro ne ha diretto anche una versione con un cast spagnolo), lo spettacolo “rivelazione”, così lo definì nel 2008 l’Associazione nazionale critici teatrali, torna in scena nella sala Assoli del teatro Nuovo, per un nuovo ciclo di rappresentazioni, da domani al 4 gennaio 2012.

“Al di là del successo internazionale e dei numerosi riconoscimenti che lo spettacolo ha avuto – sottolinea il regista Francesco Saponaro – ciò che mi sembra importante è l’attualità di Chiòve che ne ha fatto un piccolo caso. Il valore di questa longevità segna una controtendenza rispetto alla ‘moda degli eventi’ come operazioni episodiche e isolate. E’ il segno che anche il teatro d’arte e il lavoro sulla drammaturgia contemporanea possono sviluppare un repertorio”.

Prodotto da Teatri Uniti, Teatro Festival Italia, O.T.C. SempreApertoTeatro Garibaldi e Dogma Televisivo, la messinscena descrive un triangolo amoroso tra una giovane prostituta, il suo fidanzato-pappone e un cliente molto speciale di professione libraio. Nella traduzione di Enrico Ianniello, il titolo originario (Plou a Barcelona) si trasforma in Chiòve ed il testo adotta il napoletano come lingua di vita, con il suo bagaglio gergale istintivo e verace, per esaltare i caratteri dei personaggi e le loro intime relazioni. Una ambientazione iperrealista, dalle originarie ramblas di Barcellona al piccolo appartamento fatiscente nei Quartieri Spagnoli di Napoli, sposta l’intreccio di passioni dei tre protagonisti, immergendoli in una realtà sospesa tra le aspirazioni di normalità, il desiderio di riscatto e l’amarezza del presente.

La vita della prostituta Lali (Chiara Baffi) e del protettore Carlo (Giovanni Ludeno) è solo sfiorata dalla civilizzazione di cui raccolgono le scorie, i modelli esterni e deteriori: dal cibo spazzatura dei fast food, alla droga, alla musica da bancarella. Le brame d’amore, i sogni di rivalsa sociale di Lali e la sua massima ambizione – sembrare normale – consumati dalla logorante convivenza con Carlo si ravvivano durante gli incontri mercenari con Davide (Enrico Ianniello). Ma la cultura e i libri, i versi dei poeti, gli aforismi dei filosofi, i quadri dei grandi musei, non si elevano oltre un meteorico vagheggiamento a margine di un rapporto mercenario. “Credo che Chiòve – continua il regista – sia uno degli spettacoli più profondamente politici che ho messo in scena.

Nel testo c’é una domanda emblematica che Lali, la protagonista, pone al suo fidanzato-sfruttatore: Carlo, sembro normale?, è una frase che fa sorridere per come abbiamo deciso di recitarla, ma in realtà, il suo significato è assolutamente drammatico. La dice lunga sul bisogno di sentirsi normali, integrati, di avere delle garanzie minime di sopravvivenza al di là delle fratture classiste e dei privilegi. La parola normalità in Italia (e a Napoli) fa sempre molta paura. Come se mancasse l’ambizione e il coraggio di essere normali e costruire un livello di civiltà quotidiana”.

 

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