”La vertenza Irisbus deve diventare una vertenza nazionale e il sindacato, su questo livello, deve incalzare il governo a definire il piano, e le risorse, per la riqualificazione del trasporto pubblico locale”.

Lo ha detto Ciriaco De Mita, ai 400 operai presenti in mattinata alla assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento di Valle Ufita, in provincia di Avellino, sul quale la Fiat ha confermato, il tre agosto scorso al tavolo del ministero per lo Sviluppo Economico, la decisione di dismettere e cedere l’azienda ad un gruppo imprenditoriale molisano che fa capo a Massimo Di Risio. L’ex presidente del Consiglio era stato invitato dagli operai che nei giorni scorsi lo avevano incontrato nella sua casa di Nusco (Avellino). De Mita aveva sostenuto, tra l’altro, che ”l’eventuale occupazione della Irisbus sarebbe stato un atto di legittima difesa degli operai e della provincia di Avellino” e a chi lo aveva paragonato a Enrico Berlinguer, il segretario del Pci che nel settembre del 1980 davanti ai cancelli di Mirafiori si schiero’ con gli operai contro i 15 mila licenziamenti decisi dalla Fiat, De Mita ha precisato: ”Sono due cose diverse. Sono venuto qui a portare la mia solidarieta’ perche’ non considero la fabbrica il luogo della lotta di classe. Berlinguer si schiero’ nel conflitto senza indicare una soluzione e sappiamo come fini’. Credo piuttosto che l’Irisbus di Valle Ufita costituisca un patrimonio che puo’ essere conservato con la solidarieta’ vera”. Sulla eventuale occupazione della fabbrica e’ tornata nel suo intervento una operaia, che a De Mita ha chiesto in particolare ”anche l’impegno dei leader politici e dei partiti per pressare il governo”. ”Dobbiamo mantenere compatto il fronte sul piano locale e regionale in difesa dell’unico stabilimento italiano, per di piu’ nel Mezzogiorno, che produce autobus. Ma soltanto una forte iniziativa nazionale del sindacato e dei suoi leader – ha concluso De Mita – puo’ far fare un grande passo in avanti alla vertenza”.

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