di Mario De Michele

Un servizio di Report, la trasmissione di RaiTre, ha sollevato pesanti accuse nei confronti di Daniela Santanchè, ministra del Turismo di Fratelli d’Italia, e delle sue società, a partire da Visibilia: “Bilanci in rosso – sintetizza il sito della trasmissione -, lavoratori mandati a casa senza liquidazione e ditte del tanto celebrato Made In Italy messe in difficoltà, o addirittura strozzate, dal mancato saldo delle forniture”. Il servizio di Giorgio Mottola coinvolge anche l’ex compagno di Santanchè, Canio Mazzaro e gli emolumenti che da questi sarebbero stati incassati e indaga sui rapporti “tra alcune società del gruppo che si è visto assegnare, senza gara, l’appalto per la campagna promozionale del ministero del turismo Open to Meraviglia”. Indubbiamente la presentazione di bilanci inattendibili, a partire quantomeno dal 2016, ha ritardato l’emersione di un dissesto patrimoniale significativo, ancora evidente in capo a Visibilia editrice srl al 30 giugno 2022. Non ci vogliono la palla di vetro o chissà quali indiscrezioni per prevedere nelle prossime settimane il punto di caduta dell’inchiesta che la Procura di Milano conduce dal novembre 2022 sulla ministra del Turismo, la senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè, per l’ipotesi di falso in bilancio nelle comunicazioni 2016-2020 di Visibilia editore spa, della quale dal 2016 fino allo scorso 13 gennaio è stata presidente prima di cedere le quote. Basta invece leggere le considerazioni, appena depositate dai pm in alcune delle collaterali udienze civili, consegnate il 25 gennaio e il 3 maggio dal docente della Bocconi, Nicola Pecchiari, in risposta all’incarico di consulenza affidatogli dai pm Laura Pedio e Maria Gravina: «I presupposti per una svalutazione integrale dell’avviamento di 3,8 milioni erano già manifesti al 31 dicembre 2016”, e “tale svalutazione è stata evitata dalla società sulla base di una perizia di “impairment test” basata su un piano industriale irrealistico, senza tenere in considerazione che già dall’esercizio 2014 i dati previsionali non erano mai rispettati a consuntivo, e che i consuntivi del triennio manifestavano palesemente la presenza di una evidente crisi strutturale di redditività operativa”. Se dunque non sarebbe sorprendente che Santanchè andasse incontro a un avviso di conclusione delle indagini per il falso in bilancio, diversa appare la prognosi sui ricorsi con cui la Procura aveva chiesto alla sezione Fallimentare del Tribunale la liquidazione giudiziale di alcune società del gruppo: qui, infatti, in una serie di udienze civili in corso (una ad esempio mercoledì prossimo) Santanchè ha di colpo trovato robuste iniezioni di capitali che, insieme a piani di rientro proposti al Fisco, fanno prevedere che le società evitino il fallimento, e con ciò evitino a Santanchè l’addebito di bancarotta. La ministra nega tutto e annuncia querele, mentre le opposizioni in Parlamento chiedono sue dimissioni. Ma la questione solleva dei distinguo anche dentro la maggioranza. La Lega ha invitato Santanchè a dare spiegazioni in Parlamento. Lo stesso ha fatto il vicepresidente della Camera ed esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè: “È giusto che spieghi i contorni della vicenda affinché non ci siano dubbi, è giusto che la chiarisca, in Parlamento o in tv, contribuendo ad eliminare qualunque possibile velo di incertezza”. La questione mette in imbarazzo soprattutto la premier Giorgia Meloni, del cui partito Santanchè fa parte, dopo aver militato in passato anche in Forza Italia. Il caso dunque approderà nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Chissà come si difenderà la ministra?

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