La buttiamo giù brutale come il barone Lionel Nathan de Rothschil: “Il momento più adatto per comprare è quando scorre il sangue per le strade”. Nel caso dell’impennata del Covid-19, con i numeri di morti e feriti di nuovo a 4 e 5 cifre, il disumano concetto economico del banchiere britannico va capovolto: “Quando scorre il sangue per le strade è il momento più adatto per vendere”. Il “commercio” dei tamponi molecolari effettuati dai centri privati campani convenzionati è diventato un business da profitti stellari. I titolari dei laboratori stanno facendo affari d’oro. Che importa, direbbe de Rothschil, se il milionario giro di soldi scortica la pelle dei cittadini. Lungi da noi, in questa occasione, aprire un confronto sul regime liberista. Il tema è un altro. La tutela della salute è un diritto sancito dalla Costituzione. Va garantito sempre e con ogni mezzo, pure attraverso provvedimenti che limitano la libertà personale e l’iniziativa economica, anch’essi diritti sanciti dalla Carta. La ratio costituzionale è che la salute pubblica è prevalente. E crediamo che nessuna persona di buonsenso possa essere in disaccordo con i nostri “padri fondatori”. Non è un caso che sul piano locale (Regioni e Province autonome) siano consentiti provvedimenti più restrittivi, non quelli meno stringenti. Però se l’esecutivo centrale e i governatori pretendono che i cittadini si sintonizzino sulle loro lunghezze d’onda, comprendendo che una pandemia va gestita inevitabilmente con misure straordinarie, tutta la gestione emergenziale deve correre sui binari della coerenza e della trasparenza. Dobbiamo constatare che su questo fronte il treno della Regione Campania sta deragliando.

L’INCHIESTA DELLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI

Qualora ce ne fosse ancora bisogno Altroconsumo ha dimostrato come il costo di un tampone molecolare – quello che fornisce esiti certi sulla positività al Coronavirus – sia troppo elevato. Ammonta in media a 81 euro. Dall’indagine condotta da Altroconsumo è emerso che la maggior parte delle strutture private prevede la possibilità di prendere appuntamento online o telefonico con tempi di attesa di tre giorni. L’esito del tampone viene comunicato solitamente entro 48-72 ore. La bontà della ricerca dell’associazione dei consumatori è di facile riscontro. Basta una chiamata a un qualsiasi centro. Oppure si può chiedere conferma a chiunque abbia effettuato un tampone molecolare presso una struttura privata convenzionata. Tutt’altro film è quello proiettato in ambito pubblico. Sul versante tracciabilità le Asl stanno mostrando tutte le falle di un sistema sanitario fortemente carente della necessaria rete territoriale in grado di gestire non solo situazioni straordinarie come una pandemia ma anche l’ordinaria amministrazione.

Sulla carta è tutto meccanizzato. In realtà i dati che arrivano ai sindaci sono datati di almeno un paio di giorni. Un’eternità. Lo possono testimoniare gli stessi primi cittadini. I residenti comunicano loro di essere affetti da SARS-CoV-2. Solo dopo giorni arriva il dato aggiornato delle Asl. Follia pura. Anche perché, oltre ad attivare una serie di misure specifiche, i sindaci devono predisporre, ad esempio, una raccolta dei rifiuti ad hoc presso le abitazioni delle persone colpite dal Coronavirus. In molti casi la rete dei medici di base presenta maglie larghissime. I camici bianchi di famiglia non riescono né a fare da filtro, né ad avviare in tempi adeguati i protocolli per i ricoveri ospedalieri o per il tampone molecolare presso strutture pubbliche. Si dirà: vabbè che c’entrano le istituzioni se non tutti i medici sono bravi? Invece c’entrano, eccome. Negli ultimi 30 anni in Campania non si è attuata una politica sanitaria finalizzata a valorizzare la medicina di base. Non esiste più il medico condotto di una volta. Che conosceva ai raggi X ogni suo paziente. Oggi la medicina di base si è ridotta a cancelleria sanitaria. “Dotto’ buongiorno, mi scrivete questi farmici”. Grazie e arrivederci. Guai a generalizzare. Di medici condotti 2.0 ce ne sono. E sono professionalmente ineccepibili. Ma senza un indirizzo politico che rafforzi la ragnatela territoriale del sistema sanitario – i presidi di guardia medica sono praticamente inutili – gli sforzi dei singoli serviranno a ben poco.

PER I LABORATORI PRIVATI LA PANDEMIA È UN BUSINESS  

A ciò si aggiunge l’ignobile speculazione sul “sangue che scorre per le strade”. Tamponi molecolari e test rapidi (sierologici e naso-faringei) i cui costi, a causa dei ritardi e dell’inefficienza della sanità campana, stanno sempre più ricadendo sulle tasche dei contribuenti. Niente di nuovo sotto al sole. Si costringe la gente – chi può permetterselo – a ricorrere ai privati perché scientemente non si vuole che il comparto pubblico funzioni. È tutta questione di tornaconto. Chi presenta chiari sintomi, dopo la farraginosa trafila burocratica, è sottoposto a tampone molecolare in ospedale o presso i presidi Asl senza pagare nulla. E ci mancherebbe altro. Per le strutture pubbliche il tampone implica un costo di 50 euro. Per quelle private, come già detto, di 81 euro. In quali portafogli finiscono i 31 euro di differenza?  Pacco, doppio pacco e contropaccotto. E qui che si incrina l’asse coerenza-trasparenza attorno al quale dovrebbe ruotare la condivisione della gente verso i dpcm e le ordinanze del presidente Vincenzo De Luca. In un momento in cui proprio a causa di questi provvedimenti molte famiglie già avvertono le conseguenze della crisi uno Stato serio e una Regione credibile dovrebbero stoppare la corsa al rialzo impedendo  alle strutture convenzionate, che già incassano fior fiori di denaro pubblico, di stabilire senza alcun controllo e limite il costo dei tamponi. È così difficile per il governatore De Luca sottoscrivere un protocollo con gli operatori del settore per fissare costi massimi per tutti i tamponi? È mai possibile consentire di venerare il dio denaro anche durante una pandemia? Per non tacere dei deficit strutturali. Perché tra la prima e la seconda ondata (che tutti si aspettavano) non è stato incrementato il numero delle terapie intensive? Serviva un epidemiologo di fama intergalattica per prevedere che in Campania si sarebbe ben presto, com’è avvenuto, superata la soglia d’allarme del 30%?

IL LANCIAFIAMME A SALVE DEL GOVERNATORE DE LUCA

Il presidente De Luca non ha alibi. Né scappatoie. Lo diciamo ben consapevoli delle difficoltà che comporta una pandemia. Ma il governatore perde tempo a scagliarsi, un giorno sì e l’altro pure, o contro il governo Conte o contro gli organi d’informazione. Dovrebbe essere meno virtual e più real. Lui è quello del lanciafiamme, delle lastre del giovane malato Covid. Il più intransigente di tutto l’universo mondo. Lo sceriffo. Faccia meno chiacchiere e più fatti. E ponga fine, De Luca può farlo fin da subito, all’indecoroso “mercato dei tamponi” ai danni dei cittadini. In particolare di quelli, in forte crescita, che stentano ad arrivare a fine del mese. Quando scorre il sangue per le strade le istituzioni devono stare sempre dalla parte della popolazione. Con coerenza e trasparenza.

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