VILLA LITERNO – “E’ un segnale forte che ha da una parte il controllo di legalità, dall’altra la possibilità che un bene venga utilizzato da tutti i cittadini”. Lo ha detto il governatore della Campania, Stefano Caldoro, a Villa Literno, in provincia di Caserta, per la presentazione del progetto

di recupero e riqualificazione della zona dei Laghetti delle Soglitelle. “E’ un percorso che abbiamo intrapreso e che vogliamo continuare – ha affermato – soprattutto in una terra di grande riferimento per la nostra regione perché Campania felix era soprattutto questa area”. “Si tratta di un bene sequestrato ai poteri malavitosi – ha spiegato -. C’era una gestione illegale di un territorio di una bellezza straordinaria. Si interviene su queste aree con un progetto che le rende fruibili e si torna nella logica della tutela naturale”. “La Regione fa la sua parte, poi si affida alla comunità locale, al territorio, con un piano di gestione che utilizza la straordinaria capacità di mobilitazione, volontà e forza delle cooperative di giovani che fanno della battaglia contro la camorra e le illegalità una loro ragione di vita – ha concluso – abbiamo tantissimi casi di beni affidati a cooperative di giovani”.

 

Fin qui nulla questio, se nonché nessuno ha ricordato e rimarcato (solo una dimenticanza?) che il progetto è stato fortemente voluto e approvato dall’allora sindaco Enrico Fabozzi. Sì, avete letto bene, lo stesso Fabozzi in carcere da tre mesi con l’accusa della Dda di Napoli di presunti legami con la camorra. Una domanda è d’obbligo: possibile che un sindaco legato (secondo i pm) ai clan abbia, di fatto, sottratto un bene ai “poteri malavitosi”, come li definisce Caldoro? Giriamo la domanda agli inquirenti che nell’inchiesta che vede coinvolto l’ex sindaco di Villa Literno si sono basati solo sulle dichiarazioni dei pentiti, peraltro sena riscontri oggettivi, ignorando le scelte della giunta Fabozzi, che ha sempre lavorato per tenere lontani i clan dell’attività amministrativa.

Un po’ strano, no?

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