Occorreranno fra i 400 e i 500 milioni di euro per mettere mano al dissesto idrogeologico di Ischia. E scatta l’ennesima missione romana del commissario straordinario Giovanni Legnini per convincere il governo a stanziare le somme necessarie alla messa in sicurezza dell’isola e in particolare di Casamicciola Terme, la località che nell’arco dell’ultimo decennio ha sofferto più di tutte, essendo stata devastata da due frane e un terremoto. Il Commissario alle emergenze ischitane (prima il sisma e poi anche il dissesto idrogeologico) dal 26 novembre non si è risparmiato, lavorando costantemente a ordinanze e piani di intervento. La stima dei costi da sostenere è del suo staff tecnico e scientifico ed ora l’esecutivo – dopo aver fatto ampia professione di disponibilità nel concorrere alla rinascita di Ischia – è chiamata a mantenere gli impegni e reperire in bilancio la consistente cifra, che servirà per la ricostruzione post sisma e quella post alluvione e per realizzare finalmente le opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio, dalle pendici franose dell’Epomeo fino alla coste che si stanno sgretolando progressivamente. Cifre importanti, soprattutto se paragonate ai due milioni di euro finora stanziati. Ieri sera a Roma, al termine della prima giornata di lavori parlamentari che in Commissione Ambiente si stanno portando avanti per convertire in legge il decreto Ischia varato dal governo dopo il disastro che ha causato dodici vittime, Legnini ha avuto un incontro anche con il ministro per il Sud, Nello Musumeci. Questa mattina poi, dopo aver provveduto al passaggio delle consegne nell’incarico di Commissario alla ricostruzione post sisma dell’Italia centrale, Legnini tornerà subito ad Ischia per mettere mano a nuove ordinanze che accelerino gli interventi da effettuarsi sul territorio. I comitati civici infatti scalpitano e si fanno sentire sul problema della pulizia e risanamento di alvei pluviali e canaloni, quel sistema di prevenzione sul territorio dal rischio idrogeologico su cui tanto si è dibattuto in queste settimane, perchè gli ultimi interventi effettuati in tal senso risalgano addirittura a un secolo prima. Una situazione di pericolo costante dunque, che i cittadini di Casamicciola vogliono che venga rimossa subito, per evitare altre morti e distruzioni. I comitati Casamicciola Viva e Comitato Casamicciola hanno scritto a Legnini, al Commissario prefettizio Simonetta Calcaterra e al capo della protezione civile regionale, Italo Giulivo, proprio nel merito dei lavori di somma urgenza non eseguiti e di quelli a loro giudizio eseguiti in ritardo e non regola d’arte per la pulizia degli imbocchi tombati dell’alveo Senigallia e di piazzetta Nizzola. «Ormai sono trascorsi 43 giorni – si legge nel documento – dal terribile evento che ha causato la morte di 12 nostri concittadini e anche la morte sociale e commerciale di gran parte del nostro comune. Il mancato coordinamento accusano i cittadini tra tutti gli Enti, compresi quelli attuatori, è sotto gli occhi di tutti. Ad oggi, sono circa 700 gli sfollati, mentre il paese è ancora pieno di fango così come tante case e molte aziende. Con gli alvei di scarico ancora intasati, ognuno di noi teme che il fango ammassato nelle zone alte possa venire giù attraverso quelle che furono un tempo le vie naturali dell’acqua. Ad esempi – continua il documento – solo grazie alla rivolta dei cittadini e dopo quattro settimane dalla disposizione dei lavori è stato liberato l’imbocco del tratto tombato dell’alveo Senigallia, che era ostruito, per appena due metri di lunghezza, da un piccolo masso e da radici di alberi». Sulla questione dei residenti che abitano all’interno delle zone rosse, alcuni dei quali si rifiutano di abbandonare le proprie abitazioni, il commissario prefettizio Simonetta Calcaterra ha tenuto a ribadire che «non verrà messa in atto alcuna esecuzione forzata dell’ordinanza, neanche attraverso il taglio delle utenze elettrica ed idrica».

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