Troppe indagini, troppe ombre. Il M5s è uscito dalla giunta regionale della Puglia. Giuseppe Conte ha dato l’annuncio in una conferenza stampa a Bari. “Stiamo leggendo pagine di politica che sono anche di cronaca giudiziaria che fanno tremare i polsi – ha detto – Non combattiamo solo Meloni e soci, non facciamo sconti nemmeno a chi è nel nostro campo. Rinunciamo al nostro ruolo di governo, rimettiamo tutte le deleghe” e in questo modo “ci assumiamo la responsabilità di contribuire alla disinfestazione e all’opera di pulizia nel mondo politico”. A far vacillare la permanenza del M5s nella cabina di comando della Regione – dov’è presente con un assessore – era stata l’inchiesta sul voto di scambio che ha coinvolto Anita Maurodinoia, in giunta con Michele Emilano (e che poi si è dimessa). Un’altra spinta l’ha data, nelle ultime ore, l’arresto per corruzione di Alfonso Pisicchio, assessore di Emiliano nella scorso mandato. “Non era indispensabile l’uscita del M5S dalla giunta per ribadire i nostri comuni convincimenti. Sono schierati per la legalità anche gli altri partiti e componenti della nostra coalizione”, è il commento di Emiliano. “Questo è il segno che la linea da seguire è chiara a tutti, dentro e fuori le istituzioni, perché ciò che emerge dalle inchieste di questi giorni, è che bisogna ulteriormente rafforzare e dare nuovo impulso a quanto già realizzato in questi anni in tema di anticorruzione, vigilanza, antimafia e prevenzione. E che questo non deve essere un tema divisivo della politica ma un obiettivo comune”. A fine giornata arriva la posizione di Elly Schlein: “Forte irritazione della segretaria per le vicende giudiziarie emerse in questi giorni. Schlein ha chiesto massimo rigore e atti concreti al Pd pugliese che ci sta già lavorando e al presidente Michele Emiliano di aprire un netto cambio di fase in Puglia. Già nei giorni scorsi a Bari aveva detto che bisogna tenere lontani trasformisti e interessi sbagliati e che serve rispetto per la comunità democratica fatta da tanti amministratori e militanti che hanno gli anticorpi per scardinare la cattiva politica”, si legge in una nota del Partito Democratico. Il caso Puglia si abbatte sulle prove di alleanza fra Pd e M5s. Anche perché Conte non ha risparmiato frecciate: “Non abbiamo mai imbarcato acchiappavoti, abbiamo anche noi la lista di capibastone con pacchetti precostituiti di voti che ci hanno offerto dappertutto e abbiamo sempre rifiutato”. Dalla comunità dem è arrivata una risposta dura a Conte: “A cavalcare la tigre ci si rimane sopra – ha detto il deputato Andrea Orlando – Il M5S ha subito il più grande fenomeno trasformistico nella scorsa legislatura da quando esiste il Parlamento”. E la deputata Paola De Micheli: “Conte non si deve permettere di parlare così del Pd”. Il terremoto in Regione ha scosso anche Bari dove, per la corsa a sindaco, per il centrosinistra sono in campo Michele Laforgia, a cui Conte ha ribadito il sostegno, e Vito Leccese, appoggiato dal Pd. Finora le due forze sembravano arroccate, con i dem semmai orientati a cercare un terzo nome che andasse bene a tutti. Nelle ultime ore, nel Pd si è aperta una crepa: “Si possono trovare le condizioni per una convergenza unitaria su Laforgia”, hanno fatto sapere la presidente del Pd Bari, Titti De Simone, e altri quattro esponenti dem. Nel partito per adesso nessuno ha usato il caso Puglia contro la segretaria Elly Schlein: “Lavoriamo con lei per risolvere questa situazione”, spiegava un esponente di minoranza. E se il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni – in Puglia il partito è in maggioranza – ha chiesto a Emiliano di “azzerare la giunta”, anche nel Pd c’è chi ha suggerito a Schlein di non usare mezze misure. Conseguenza indiretta delle inchieste sono state anche le dimissioni di Filippo Caracciolo della carica di capogruppo Pd in consiglio regionale in Puglia: “Ogni occasione è buona per tirare in mezzo qualcuno. Oggi è toccato anche a me” ha detto riferendosi a chi ha ricordato il suo coinvolgimento in un’inchiesta del 2017. Dopo la conferenza stampa, Conte è andato da Emiliano per presentargli il Patto proposto dal M5s “per il rafforzamento dei presidi di legalità, trasparenza e correttezza amministrativa”. Un incontro “disteso e cordiale”, ha detto Emiliano. Anche perché, aveva spiegato Conte, “non disconosciamo le ragioni politiche che ci hanno indotto a fare la scelta di entrare in giunta e non disconosciamo il lavoro che è stato fatto”. Il vademecum prevede anche l’istituzione di un assessorato alla legalità. Una mossa che nelle file del Pd ha fatto sorgere il sospetto a qualcuno: “Il M5s esce per poi rientrare col rimpasto e la delega alla legalità”. E c’è chi ha ipotizzato che Conte si sia deciso a ritirare le deleghe solo dopo gli arresti delle ultime ore. “Respingiamo al mittente le illazioni, non è una questione di rimpasto o poltrone, ma una scelta per la buona politica”, è la risposta dal Movimento, dove si ricorda come da giorni Conte avesse annunciato una risposta chiara. “Siamo per una politica che riacquista autonomia – ha detto Conte – che si assuma le sue responsabilità senza delegare alla magistratura”. Schlein gestisce la grana Puglia mentre si fanno più stretti i tempi per le europee: un ultimo rumors arriva dalla Sicilia, con l’ipotesi che la segretaria possa candidarsi capolista nelle Isole. Ma al Nazareno i lavori sono in ancora corso.

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