Lezione di democrazia: gli eletti governano in rappresentanza del popolo. Ne discende: gli amministratori comunali devono, quanto meno, ascoltare le istanze dei cittadini. Ad Orta di Atella sta diventando sempre più difficile ottenere un incontro con il sindaco Antonino Santillo. L’altro giorno un nugolo di persone si sono recate al municipio. Alla porta di ingresso si è formato un capannello. Il primo della fila ha chiesto di parlare con la fascia tricolore. Risposta: “Oggi il sindaco non riceve”. Ci hanno provato anche il secondo, il terzo e il quarto. Stessa risposta: “Oggi il sindaco non riceve”. Dissenso tra gli astanti. E raffica di critiche. Domanda: cosa stava facendo di così importante Santillo? A quanto pare si aggirava tra i corridoi della casa comunale. Stavolta non era rincorso dal presidente dell’assise Giuseppe Massaro e dal consigliere Raffaele Lampano. Quindi non era a rischio la sua incolumità. Perché non ricevere la gente? Probabilmente aveva altro da fare. Per carità, niente di male. Il sindaco di una grande città come Orta di Atella è indaffarato nella risoluzione dei tanti e gravi problemi che affliggono la comunità. Lo attestano le condizioni delle strade, perfette come un cerchio tratteggiato col compasso (a proposito, nei prossimi giorni inizieranno i lavori di rifacimento, forse). Lo confermano gli spazi verdi pubblici, fioriti come il bosco di Capodimonte. Lo dimostrano i tanti servizi forniti al cittadino, soprattutto alle fasce sociali più deboli, che non ne possono più delle attenzioni dell’amministrazione comunale. Insomma, che Santillo sia oberato di lavoro è un dato di fatto irrefutabile: l’efficienza della squadra di governo è sotto gli occhi di tutti. Ma questo non lo giustifica. Tra la risoluzione di un problema e l’altro potrebbe trovare 10 minuti per ascoltare cosa hanno da dire i cittadini. Si toglierebbe una grande soddisfazione. Gli direbbero così tante paroline affettuose che gli verrebbe da piangere.

Mario De Michele

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