
Giacinto Meta esce dal letargo e si oppone al tesseramento di Gianfranco Piccirillo al Pd di Orta di Atella. Qualcosa si è mosso dopo l’articolo di Italia Notizie sulla clamorosa iscrizione ai dem del cugino del sindaco Antonino Santillo e cognato dell’assessore Annalisa Cinquegrana (clicca qui). Al netto delle strette parentele con esponenti del governo locale, Piccirillo svolge un ruolo di primo piano nell’amministrazione comunale. Assieme a Salvatore Del Prete “Magò”, braccio destro del presidente dell’assise Giuseppe Massaro, è il regista occulto, nemmeno tanto, della maggioranza che regge le sorti del comune atellano. Di contro il Pd ortese, che non ha rappresentanti istituzionali, è sul piano politico fermamente all’opposizione di Santillo e company. Soltanto dopo la pubblicazione del nostro articolo Meta si è accorto che Piccirillo si è iscritto online al Pd di Orta di Atella. Probabilmente l’obiettivo del “sindaco ombra” era tenere un piede nella maggioranza e uno nella minoranza esterna al consiglio con l’obiettivo di giocare su due tavoli in caso di elezioni anticipate.
Per impedire “infiltrazioni” nel partito, Meta ha protocollato un documento per segnalare alla senatrice Susanna Camusso, commissario provinciale del Pd casertano, che Piccirillo, fautore e promotore dalla candidatura di Santillo, in bilico dopo appena un anno e mezzo, non può essere tesserato nel partito che si sta opponendo con decisione all’amministrazione in carica. Salvo sorprese, il tesseramento di Piccirillo al Pd non sarà ratificato, quindi sarà cacciato dal partito. Una buona notizia per i dem locali.

Restando sul versante della minoranza c’è da rimarcare il doppio gioco di Ferdinando D’Ambrosio. Ieri il leader di Fare Democratico ha sottoscritto, assieme ad Andrea Villano (Orta al Centro) ed Eduardo Indaco (Svolta Civica), un documento contro Santillo, scritto in una lingua estranea all’italiano. Al di là del sanguinario sterminio dell’idioma italico, che non è poco, ha preso maggiore forma il tentativo doroteo di spostare i riflettori esclusivamente sul sindaco, tralasciando volutamente Massaro, il vero dominus della cosiddetta “fase 2” dell’amministrazione. D’Ambrosio è in ottimi rapporti con il presidente del consiglio, con il quale potrebbe intraprendere un percorso futuro qualora gli altri big della minoranza non subissero la sua autocandidatura a primo cittadino. In altre parole D’Ambrosio, pur di candidarsi “per forza” a sindaco, tiene i piedi in due staffe. Non sarebbe una novità: Fare Democratico è passato in minoranza soltanto dopo il “no” degli alleati all’ingresso in giunta di Sonia Cicatiello, moglie di D’Ambrosio. Insomma, se Villano e Indaco stopperanno le sue ambizioni, il suo paracadute sarà Massaro. Assieme formerebbero una bella coppia. Chissà cosa ne penserebbero gli elettori.
Mario De Michele