di Mario De Michele

Bisogna saper vincere. Anche in politica. Maramaldeggiare non è mai una scelta saggia. Elly Schlein lo sa? Si spera di sì, per il suo bene. In tanti hanno provato a plasmare il Partito democratico a propria immagine e somiglianza. Tutti hanno fatto una brutta fine. Il Pd va maneggiato con accortezza. Serve equilibrio e capacità di sintesi. Azzerare le correnti per rincorrere il pensiero unico porta dritto nel burrone. Le diverse sensibilità politiche sono un patrimonio che non va gettato al vento. Una cosa sono le guerre tra tribù, tutt’altro è il confronto interno, anche aspro ma costruttivo. L’era schleineriana ha portato i dem su nei sondaggi: oltre il 21 per cento. Dopo il voto alle politiche del 25 settembre il partito è precipitato fin quasi sotto il 15%. Con la nuova segretaria i democrat sono usciti da un lungo coma. Un’iniezione di adrenalina salvavita. Attenzione, però. Il difficile viene ora. Il partito va governato, come i processi interni ed esterni. Sul piano politico è giusto avere la barra dritta. Il Pd ha svoltato a sinistra. Sta via via assumendo contorni ben definiti. Scelta azzeccata. Il partito ha riconquistato il secondo posto nello scacchiere nazionale dopo il sorpasso dei 5 Stelle. E i numeri dicono che è l’unica forza in grado di incalzare Fratelli d’Italia, sceso dopo mesi sotto il 30%. Ma la politica non è solo matematica. Non basta fare uno più uno per ottenere due. Soprattutto in un partito che geneticamente è multiforme. La Schlein deve tener conto di tutte le anime. Sembra ovvio e scontato ma predicare l’unità non significa per forza perseguirla in concreto. L’ebbrezza della clamorosa vittoria alle primarie può dare alla testa. Dietro l’angolo c’è lo spettro della donna sola al comando. Uno snodo cruciale è la carica di vicecapogruppo alla Camera. Rimuovere Piero De Luca sarebbe un errore grossolano. Dopo aver piazzato Chiara Braga alla guida dei dem di Montecitorio (scelta legittima e comprensibile) bisogna allentare le briglie. Liquidare De Luca junior per dare una lezione a suo padre Vincenzo sarebbe una forzatura-rottura inutile e dannosa. Il governatore della Campania ha fatto campagna elettorale pancia a terra per Stefano Bonaccini. Al suo fianco la quasi totalità dell’establishment dem, dai consiglieri regionali alla stragrande maggioranza degli amministratori locali. Il risultato è stato schiacciante: il presidente dell’Emilia Romagna ha toccato quota 70%. Un abisso tra lui e la Schlein. La nuova segretaria si è subito tolta tutti i sassolini dalle scarpe. Antonio Misiani commissario dei dem campani, Susanna Camusso di quelli casertani. Uno-due, bonacciniani ko. Corollario: no al terzo mandato per De Luca senior e Gennaro Oliviero verso l’accompagnamento alla porta. Ci sta. Ma ora inizia la fase 2: rimettere in sesto il Pd della Campania. Sono sacrosanti gli interventi chirurgici per circoscrivere le metastasi di un tesseramento selvaggio e di una classe dirigente locale sclerotizzata. Sarebbe invece sbagliato operare a cuore aperto con il rischio che il malato muoia sotto i ferri. E sarebbe avventato punire i figli per le colpe dei padri. Ecco perché la permanenza di Piero De Luca sulla poltrona di vicecapogruppo alla Camera assume una valenza politica molto più ampia. Da Roma partirebbe un segnale forte e chiaro: “La guerra è finita, deponiamo le armi e combattiamo tutti assieme”. Un modo per non far sentire nessuno estraneo in casa propria. De Luca jr va giudicato per quello che ha fatto. È stato un buon vice? Da più parti si dice di sì. Allora perché rimuoverlo? Il capogruppo Braga è emanazione della nuova segretaria. Non è un lusso far occupare a un bonacciniano la seconda postazione. Rientra nella dinamica dei pesi e contrappesi. Il governatore emiliano-romagnolo ha ottenuto il 65% dei voti dei circoli. Non si può non tenerne conto. Certo, la sorte di Piero De Luca dipende anche dai suoi compagni di componente. Se la squadra di Bonaccini punterà su un altro allenatore in seconda si aprirà una partita nella partita dall’esito imprevedibile. Se la palla resterà nel campo della Schlein, la segretaria dovrà giocare con prudenza. Andare all’arrembaggio espone a pericolosi contropiede. Serve uno schema guardingo. Fare sempre all-in aumenta la percentuale di perdere. Elly dovrebbe saperlo. Forse lo sa.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui