di Nicola Del Piano

Secondo la leggenda, il canto delle sirene è forse una delle armi più temibili con cui esseri soprannaturali hanno sfidato gli uomini. Nel suo “Il silenzio delle sirene”, uno tra i più enigmatici racconti, Odisseo-Kafka si ritrova a dover lottare non contro il canto di queste creature meravigliose, ma contro il loro silenzio. Un silenzio di cui Ulisse è consapevole e allo stesso tempo non stupidamente orgoglioso.

Abbracciando l’interpretazione che ne fa Pietro Citati, quest’uomo nuovo e moderno assiste alla “morte degli dèi”, sopravvivendone, “contrapponendo astuzia ad astuzia e finge di essere un uomo limitato, puerile, che crede nella protezione dell’albero e della cera. Chi più volpe di lui? Ma, al tempo stesso, chi più devoto e religioso di lui? Perché, nel mondo desolato, che la morte degli dèi apre al cuore degli uomini, egli continua ad ascoltare la loro voce immortale – così tremenda, così implacabile e ricca di seduzione, come mai era stata finora” (Pietro Citati – Kafka ed. gli Adelphi 2007).
Ma questo è anche un silenzio che da arma si trasforma in meraviglia. Quelle – più belle che mai – si stirarono e si girarono, fecero agitare al vento i loro tremendi capelli sciolti e tesero le unghie sulle rocce. Non volevano più sedurre, volevano solo carpire il più a lungo possibile lo sguardo dei grandi occhi di Odisseo (Franz Kafka – Racconti, Mondadori, Milano 1990, pagg. 428-429).

 

Il diritto come Odisseo, corteggiato e adulato spesso da sirene di ogni tipo e genere, deve non perdere mai di vista la rotta, una strada che conosce fin dall’inizio dei tempi e che porta il nome di quei valori immortali e profondamente umani, tremendi ed infiniti, dai quali non deve mai distrarsi e ai quali deve continuamente ispirarsi, pena la perdita per l’uomo di quella umanità e di quella libertà, di cui il Diritto è il principale garante e custode, pur davanti all’inesorabile morte degli dèi.

In questa rubrica, spazio dedicato al mondo del diritto, esamineremo e, in un certo modo, sfideremo quelle Sirene che di volta in volta si presenteranno alla nostra attenzione. Con un’unica speranza, di vedere un giorno anche queste Sirene in silenzio e con gli occhi pieni di lacrime dinanzi al diritto e al suo profondo significato per l’intera umanità, finalmente appagate dello sguardo dei grandi occhi di Odisseo.
Ed allora con la nostra misera nave, su questo enorme mare e in questa alba fresca e scura che rassomiglia un po’ alla vita, il diritto e Odisseo andranno, procederanno e noi con loro andiamo avanti tranquillamente… (F. De Gregori – I muscoli del capitano).

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