Scendono a zero le possibilità che Antonio Bassolino si candidi alle elezioni amministrative a Napoli. Dopo aver montato la polemica sui presunti brogli alle primarie che lo avrebbero penalizzato, e dopo tre ricorsi, due a Napoli e uno alla commissione di garanzia nazionale del partito democratico, tutti respinti nella forma e smentiti nella sostanza, l’ex sindaco se ne resta a Hong Kong tra i parenti più stretti ma sembra non intenzionato a rompere con il Pd presentando una propria lista per le amministrative di giugno. Bassolino non vede la possibilità di arrivare al ballottaggio e non vuole offrire a Valeria Valente e al partito democratico la scusa per il disastro elettorale a cui, secondo l’ex sindaco, il partito va incontro con il voto a Napoli. Dunque nessuna lista. Né contro il Pd e la Valente, né, ovviamente, come aveva annunciato, a favore della candidata sindaco del centrosinistra. Su Repubblica la sua linea: «Sono e resto, per ora, in silenzio buddista». Bassolino rientrerà dopodomani a Napoli e attenderà il dibattito nella direzione nazionale del Pd del 4 aprile, in cui dovrebbe essere sollevato ancora il caso delle contestazioni sul voto delle primarie partenopee. Non è, tuttavia, imminente l’annuncio che scioglie la riserva sulle elezioni amministrative. Chi conosce Bassolino assicura che la sua voglia di candidarsi a sindaco di Napoli è fortissima, specie «dopo il modo in cui sono stati giudicati e respinti i suoi tre ricorsi sull’esito delle primarie». Ma i suoi consiglieri fanno anche i conti con una realtà non facile: la campagna per le primarie è stata condotta soprattutto grazie al volontariato, mentre la corsa per il Comune avrebbe costi molto elevati. I sondaggi diffusi finora non sono incoraggianti, anche se Bassolino è convinto di aver ritrovato in queste settimane un buon feeling con l’elettorato. L’elemento decisivo a favore della rinuncia potrebbe essere però il desiderio di evitare uno strappo storico e doloroso con il partito di cui è stato tra i fondatori, e di non accollarsi il ruolo di capro espiatorio in caso di insuccesso di Valeria Valente, la vincitrice delle primarie.

 

 

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