NAPOLI – Riceviamo e pubblichiamo il resoconto dei Veg in Campania che sono stati allo Zoo di Napoli constatando le pessime condizioni della struttura. “Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. Per vedere come stanno le bestie feroci” Noi di Veg in Campania ci siamo andati, ovviamente senza pagare il biglietto perché noi non alimentiamo questi lager, ma si fa davvero fatica a far capire che atmosfera si respira in quel posto. Il nostro è solo uno sguardo un po’ più attento, uno sguardo da una posizione diversa, provando a metterci nei panni di chi è all’altro lato delle sbarre.
Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura,bottiglie di candeggina semi vuote, fili elettrici a vista. Lo zoo è tutto questo. Lo zoo è una prigione e i sintomi di questa lunga prigionia si fanno sentire. Autolesionismo, comportamenti innaturali e ripetitivi, iper aggressività, noia, apatia. Ognuno di noi dovrebbe avere il buon senso di percepire quale personale tragedia investe questi animali che percepiscono le emozioni, provano paura, solitudine e dolore. In spazi assolutamente inadeguati, spogli, stretti, sterili. L’elefante fa fatica a muoversi. Uno spettacolo da lacrime. Un elefante solo, stanco, si trascina nel suo recinto, poco spazio, terra battuta. Quando si ferma tende a sollevare la zampa posteriore sinistra, forse dolorante. Famiglie che stanno lì a guardarlo, lanciandogli cibo. Plastica e cartacce nel recinto dei leoni. Poco e niente resta della leggendaria fierezza di questi animali. Un continuo andirivieni riempie le loro giornate. Avanti e indietro, senza sosta, senza senso. Uno dei vanti della struttura è aver salvato dall’estinzione la capra napoletana. Rinchiuse in un recinto, con un riparo di fortuna, dopo le abbondanti pioggie dei giorni scorsi le capre vivevano letteralmente nel fango. Salvate per essere condannate a questo? Cuoriose presenze nella voliera degli avvoltoi. Dei gatti, che evidentemente avranno trovato delle crepe della rete, dormivano placidamente. Maioliche, piastrelle, finestrelle, umidità agli angoli dei recinti,questo lo spazio dedicato alle tigri. Animali in apparenza in salute, ma col caratteristico comportamento stereotipato. Spazi promiscui. Cavie peruviane, conigli e anatre convivono nello stesso spazio. Uno spazio non a loro misura. Un piccolo di coniglio, forse nel tentativo di abbeverarsi nel fiumiciattolo delle anatre, ha perso la vita, cadendo in quell’acqua stagnante. Sono tante le storie dello zoo. Tutte percorse da un unico filo conduttore: la cattività. E’ notizia dei giorni scorsi l’acquisizione della struttura dello zoo e di Edenlandia da parte della Brainspark. Non c’è mai stato un’emergenza cibo allo zoo. le scorte non mancavano. Dal 31 dicembre si era conclusa la gestione del “Curatore fallimentare” e quindi chi si è preso cura degli animali l’ha fatto finora a titolo gratuito. Tra le altre cose bisogna precisare che, in ogni caso, c’era un Giudice responsabile del procedimento fallimentare della struttura che non avrebbe mai potuto permettere la morte degli animali (tra i quali vi sono anche esemplari confiscati e quindi di proprietà dello Stato). La società ha detto di voler ingrandire le gabbie, allargare gli spazi. Sicuramente per accogliere altri animali. La struttura dello zoo è fuori legge. Non ha l’autorizzazione prevista dal Decreto Legislativo 73 del 2005 e continua a detenere animali in modo incompatibile con le loro esigenze etologiche. Questa notizia lascia l’amaro in bocca. Si sperava in una fine più dignitosa per questi animali. Impossibile reintrodurli in natura, ma almeno toglierli alla vista, regalargli tranquillità e pace magari in riserve dove la loro natura non viene svilita. C’è perfino qualche pseudo-animalista che festeggia alla notizia della riqualificazione dell’intera area. Gli unici a non festeggiare sono gli animali e chi lotta per i loro diritti”.