Tenere il passo con i riposizionamenti tra i banchi della Camera e’ diventata cosa complicata nelle ultime settimane. Solo oggi, due deputati del Pdl sono passati all’Udc e dunque in quota opposizione, mentre tre di Popolo e territorio si sono trasferiti al misto assicurando tuttavia fedelta’ al governo.

Gia’ la settimana prossima la maggioranza si trovera’ a Montecitorio alla prova dei numeri e l’esito al momento e’ imprevedibile. Sulla carta, con il trasferimento di Alessio Bonciani e Ida D’Ippolito all’Unione di centro l’esecutivo e’ sceso a 316. Ma la maggioranza torna a 314, come alla fiducia del 14 dicembre subito dopo la rottura di Fli, considerando che ne’ Alfonso Papa, agli arresti domiciliari, ne’ Pietro Franzoso, gravemente malato, possono al momento essere in aula. Il gruppo Pdl conta a oggi 214 deputati, 212 senza Papa e Franzoso. La Lega ha 59 deputati. Popolo e territorio e’ sceso a 25 deputati, con l’uscita odierna di Elio Belcastro, Arturo Iannaccone e Americo Porfidia che pero’ hanno assicurato che continueranno a votare la fiducia al governo. Nel gruppo misto, 15 i deputati sulla carta leali al governo anche se non tutti certi: i voti dei repubblicani (Misiti, Pepe e Nucara), di Barbareschi, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Micciche’, Pittelli, Pugliese, Ronchi, Scalia, Stagno D’Alcontres, Terranova, Urso. Resta pero’ l’incognita dei quattro firmatari della lettera dei dissidenti ancora in maggioranza: Giorgio Stracquadanio, Isabella Bertolini, Roberto Antonione e Giancarlo Pittelli. Senza di loro, la maggioranza sarebbe ancora piu’ risicata. Nel limbo, infine, i dissidenti Fabio Gava e Giustina Destro – cofirmatari della lettera – oltre a Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio, Calogero Mannino, e Santo Versace; nessuno di loro era in aula al voto di fiducia del 14 ottobre. Nell’opposizione, il Pd ha 200 deputati cui vanno aggiunti ancora, salvo ripensamenti, i 6 radicali. L’Udc, con i nuovi acquisti, e’ salito a 37 deputati. L’Idv ha 22 deputati, 25 Fli (escluso dal conto Gianfranco Fini che come presidente della Camera non vota), 5 gli esponenti di Api, 3 i Liberal democratici, 4 i deputati dell’Mpa e 3 delle minoranze linguistiche che il 14 hanno votato contro la fiducia. A questi va aggiunto Beppe Giulietti. Fatte le somme, sono 306 i voti sulla carta. L’ultima incognita e’ quella di Antonio Gaglione che alla Camera non ha quasi mai messo piede. “Se si vota la fiducia, bisognera’ recuperarlo”, ha sussurrato un deputato del Pd. La prima prova di fuoco e’ l’8 novembre, quando la Camera tornera’ a votare il rendiconto generale dello Stato. Poi ci sara’ la fiducia, annunciata dal premier Silvio Berlusconi, sul maxiemendamento al ddl stabilita’.

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