La Procura della Repubblica del Tribunale di Bari ritiene di aver fatto luce su alcuni aspetti dell’omicidio di Cesare Diomede, 39 anni, ucciso la sera del 28 agosto del 2011 al quartiere Picone e considerato l’erede del padre, Biagio Diomede, storico boss del quartiere Carrassi.

Il delitto sarebbe avvenuto durante un raid che proprio la vittima, insieme a tre affiliati, stava mettendo a segno contro gli scissionisti del clan. I carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno arrestato Lorenzo Siciliani, 24 anni, e Danilo Campanale, 19, entrambi pregiudicati, accusati a vario titolo di detenzione e porto illegale di arma da fuoco e di favoreggiamento personale al fine di agevolare l’attivita’ criminosa del clan Diomede. L’uomo venne colpito da una pioggia di proiettili (non meno di 20). Si tratto’ di una delle piu’ cruente sparatorie avvenute a Bari negli ultimi anni a causa di una scissione interna al clan Diomede. Nell’ambito di questa guerra interna va anche inserito l’omicidio di Alessandro Marzio, 21 anni di Bari, ucciso il 30 ottobre 2011, probabilmente dallo stesso gruppo di fuoco che ha ammazzato il boss Diomede. Secondo gli inquirenti il 28 agosto scorso Diomede, Marzio, Siciliani e Campanale avevano deciso di sferrare un attacco agli scissionisti che si stavano mettendo in proprio nei quartieri Carrassi, Picone e San Pasquale con lo scopo di gestire direttamente il racket delle estorsioni ai commercianti della zona. Un affronto che il clan Diomede decise di punire dando una lezione mortale ai rivali, ma nella sparatoria a rimetterci la vita fu, invece, proprio Cesare Diomede. Una ricostruzione alla quale gli investigatori sono giunti anche attraverso la visione di registrazioni degli impianti di video-sorveglianza installati da alcuni commercianti della zona dove avvenne la sparatoria. Riprese che hanno evidenziato alcune moto di grossa cilindrata che si inseguivano a forte velocita’, i cui occupanti sparavano colpi di pistola all’impazzata gli uni contro gli altri. Non ci sono dubbi sul fatto che Siciliani abbia esploso almeno tre colpi di pistola e che fosse in compagnia di Diomede quella sera: la sua sagoma e’ perfettamente riconoscibile. Ma gli inquirenti ritengono che ci fossero anche Campanale (nonostante il giovane abbia sempre negato la circostanza) e Marzio. Un omicidio, quello di Diomede, che gli affiliati del clan non potevano lasciare impunito. Solo che gli scissionisti riuscirono nuovamente ad avere il sopravvento uccidendo ancora una volta per primi: la vittima fu il giovane Marzio, considerato uno dei fedelissimi del boss ucciso. La circostanza che a distanza di pochi giorni dall’omicidio di Marzio, il 15 novembre scorso, Campanale girasse per il quartiere a bordo di una moto di grossa cilindrata con una pistola 7.65 completa di serbatoio con otto colpi di cui uno in canna (e per questo venne arrestato), lascia presumere che i ‘sopravvissuti’ stessero preparando una risposta ai due gravi fatti di sangue subiti. Le indagini stanno proseguendo con il massimo impegno e riserbo, non e’ escluso che presto tutta la storia venga ricostruita in tutti i suoi tasselli.

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