“Vivo per miracolo”. Così i medici del Cto hanno definito la situazione clinica di Luca Passaro, il 19enne incensurato accoltellato da un coetaneo, S. R., al rione Sanità nella tarda serata di mercoledì. Un’aggressione che, stando alle prime ricostruzioni degli agenti del commissariato San Carlo all’Arena giunti sul posto, sarebbe maturata all’esterno di un impianto sportivo per futili motivi. Arrivato al pronto soccorso del presidio dell’azienda ospedaliera dei Colli, il ragazzo è stato subito operato rimanendo fino a ieri pomeriggio ricoverato nel reparto di medicina d’urgenza. Da lì è stato poi trasferito al Monaldi per ulteriori accertamenti. Proseguono intanto le indagini della polizia di Stato per far luce sull’accaduto. Mentre i familiari del giovane ferito chiedono giustizia e non nascondono rabbia e delusione per il fatto che l’aggressore sia stato per ora solo denunciato a piede libero: “Che giustizia è questa?”, si chiedono. “Non vogliamo giudicare nessuno e ci fidiamo del lavoro della magistratura, ma ci chiediamo come sia possibile che un ragazzo che ne accoltella un altro sia già comodamente a casa sua, mentre chi è stato ferito ed ha rischiato di morire sia in un letto d’ospedale”. Lo sfogo è quello di Maurizio Robustelli, compagno della mamma di Luca, da ieri ricoverato al Monaldi. Il ragazzo è stato colpito da una serie di fendenti al petto e all’addome intorno alle 22.30 di mercoledì fuori ai cancelli del campo San Gennaro alla Sanità. Una serata di divertimento come tante si è trasformata nel peggiore degli incubi alla fine della gara. Tutto infatti era partito come svago, aggregazione e passione sportiva dato che Luca insieme ad altri amici si erano radunati lì per partecipare a una partita di calcetto. Con loro c’era un tredicenne, che all’uscita dell’impianto avrebbe lanciato un’occhiata di troppo verso un gruppo di ragazzi arrivati in sella a grossi scooter. “Che hai da guardare?”, gli avrebbe chiesto con tono minaccioso S. R., uno dei giovani centauri. Parole a cui sarebbe poi seguito qualche schiaffo e ulteriori minacce. È stato a quel punto che sarebbe intervenuto il diciannovenne per fare da paciere e far notare al coetaneo che non avrebbe dovuto prendersela con il 13enne, che era “solo un bambino”. Da lì si sarebbe scatenata una colluttazione durante la quale Luca ha avuto la peggio. L’altro gli ha infatti sferrato diverse coltellate perforandogli addirittura un polmone. Trasportato da un’ambulanza del 118 del vicino ospedale San Gennaro, il ragazzo è arrivato al pronto soccorso del Cto verso le 23 accompagnato dal patrigno e da un gruppetto di amici che avevano tentato di prestargli i primi soccorsi. Ad operarlo il primario della medicina d’urgenza Mario Guarino, che ha spiegato: “Il ragazzo è vivo per miracolo, ma per dire che sia definitamente fuori pericolo dobbiamo aspettare che il polmone ritorni a parete, dato che uno dei fendenti lo ha danneggiato facendolo ‘accasciare’ sul cuore”. I colpi avrebbero potuto dunque essere mortali per Luca, che per ora ha avuto dai medici 20 giorni di prognosi. Il bilancio di ferimenti, risse, aggressioni tra minori è sempre più critico in città. L’ultimo è questo avvenuto quattro sere fa nel cuore del rione Sanità, all’uscita di un luogo che dovrebbe creare aggregazione tra i giovanissimi, un campo di calcio dove i ragazzi solitamente si sfidano tirando calci ad un pallone. Così non è stato o meglio il finale di quella che avrebbe dovuto essere una partita tra amici è stato diverso da quello che tutti si aspettavano uscendo dal campo San Gennaro. E a farne le spese è stato un 19enne, che voleva solo fare da mediatore per evitare un’inutile rissa tra giovani. Ora quel 19enne giace in una corsia ospedaliera, dove è ricoverato per un polmone perforato da una lama, che avrebbe potuto arrivare al cuore impedendogli di battere ancora. “Come genitori vogliamo sempre vedere il buono in questi ragazzi – dice Maurizio, patrigno di Luca, il ragazzo accoltellato – ma che cosa dobbiamo pensare se un ragazzo di 19 anni esce di casa con un’arma bianca? Che forse vuole attaccare briga?”. I modelli sbagliati sarebbero alla base di certi comportamenti, secondo Robustelli, che aggiunge: “Purtroppo oggi molti ragazzi inseguono falsi miti e gli effetti sono episodi come questo e tanti altri che accadono tra le nostre strade”. Intanto mamma Susanna da ieri continua ad essere accanto a Luca, trasferito nel pomeriggio dal Cto al Monaldi, ma preferisce non parlare e confidare nella giustizia. Specie dopo aver saputo che per l’aggressore di suo figlio il giudice non ha disposto né fermo né arresto, ma una denuncia a piede libero. “Non vogliamo lanciare accuse – ripete Maurizio – ma mi chiedo: questa è giustizia?”.

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