La manovra è stato predisposta “in un frangente estremamente complicato, nel quale l’incertezza legata ai recenti avvenimenti in Medio Oriente si aggiunge alle difficoltà che già da tempo caratterizzano il contesto economico e geopolitico. Il confronto all’interno dell’esecutivo ha dovuto individuare una sintesi tra le diverse istanze e i vincoli, interni ed esterni, di bilancio. È stato un lavoro niente affatto facile, ma ritengo che sia stato fatto il meglio possibile”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. “Se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso contenuto nel Documento programmatico di Bilancio (0,8%) potrebbe essere soggetto ad una – sia pure contenuta – correzione al ribasso. Allo stato, risulta trascurabile l’impatto sulla crescita del 2024”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. “I dati più recenti ci dicono che il sistema economico italiano, nonostante tutte le difficoltà, è riuscito a reggere l’impatto concomitante delle diverse criticità che caratterizzano il contesto internazionale”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. “La complessiva resilienza dell’economia nel trimestre estivo ha evitato la seconda flessione consecutiva del Pil, scongiurando così una recessione tecnica”, ha puntualizzato. “Mi auguro davvero che i segnali incorporati nelle previsioni di un forte ridimensionamento del tasso di inflazione nei prossimi mesi possano essere confermati”, ma al di là di questo “non può tacersi che le variazioni dei prezzi osservati non sono state lineari e omogenee, ma si son registrate forti distorsioni dei prezzi relativi con conseguenze immediate anche sulla distribuzione del reddito”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra. “In linea con i principali previsori, ci aspettiamo che l’inflazione rimanga su livelli contenuti nel 2024”, ha aggiunto. “Mi preme evidenziare i vincoli stringenti all’interno dei quali abbiamo costruito la manovra. Il primo è rappresentato dall’onere degli interessi sul debito pubblico”. “Il secondo fattore che limita gli spazi di manovra è rappresentato dall’andamento della spesa per prestazioni sociali” ha precisato Giorgetti. “La spesa per interessi non è direttamente controllabile dal governo ma, anzi, risente delle decisioni assunte dalle banche centrali che, continuando a perseguire politiche fortemente restrittive, contribuiscono ad alimentare incertezza e determinare un incremento degli oneri a carico sia delle casse pubbliche sia dei cittadini”. La strategia di politica di bilancio mira “a garantire la sostenibilità del debito pubblico, attraverso miglioramenti significativi del saldo primario strutturale nei prossimi tre anni. Il rapporto debito/Pil si conferma su un profilo decrescente, fino a un livello del 139,6% nel 2026. Quanto agli andamenti di medio termine, siamo pienamente impegnati a realizzare l’aggiustamento di bilancio necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi”. “L’effetto dell’elevata inflazione registrata negli ultimi due anni, unitamente alle dinamiche derivanti dalla legislazione vigente e alla transizione demografica in corso, dovrebbero portare la spesa per prestazioni sociali in denaro al 20,7% del Pil nel 2026; 15,9 punti percentuali riguarderebbero, in particolare, la spesa pensionistica, che mostrerebbe nello stesso periodo un aumento di 0,6 punti rispetto all’ultimo dato di consuntivo (15,3% del Pil nel 2022) e di 0,7 punti rispetto al risultato del 2018 (15,2% del Pil)”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. “Per effetto degli scenari di evoluzione demografica attualmente utilizzati per l’Italia, l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil dovrebbe aumentare di oltre un punto percentuale nei prossimi 10-15 anni superando, dunque, il 17 per cento in termini di Pil. Tali scenari, oltre a produrre effetti sulle componenti di spesa direttamente collegate (la spesa pensionistica e le altre spese age-related), ricordo che si riflettono sulla stessa dinamica del Pil, che risente della riduzione della popolazione in età da lavoro”, ha aggiunto il ministro

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