di Mario De Michele

Se Olga Diana per salvare la sua traballante poltrona in giunta si è rivolta alla deputata di Forza Italia Annarita Patriarca, il sindaco Franco Matacena ha puntato molto più in alto per risolvere il caso scoppiato in maggioranza dopo l’addio dell’assessore ad Aversa Moderata. Oggi e domani la fascia tricolore è in pellegrinaggio a Cascia da Santa Rita. Da quando la patata bollente è finita nelle sue mani il primo cittadino è pieno di spine nel fianco. Il suo parossistico traccheggiamento ha acuito le tensioni nella squadra di governo. E non poteva che essere così. Col passare dei giorni il caso Diana ha valicato i confini della dinamica tutta interna al gruppo capitanato da Giovanni Innocenti. Il problema si è allargato a macchia d’olio. Mentre con i tempi giusti sarebbe già ampiamente acqua passata. L’immobilismo dialogante di Matacena ha scatenato un inevitabile effetto domino. Ha prestato il destro alla strategia di Aversa Azzurra di inserirsi nella trattativa su un eventuale nuovo esecutivo, forte del passaggio del gruppo da 2 a 4 consiglieri.

Gianpaolo Dello Vicario

C’è di peggio. Restando imbrigliato nelle sabbie mobili dell’indecisione e dell’incertezza, il sindaco ha aperto un’autostrada a Gianpaolo Dello Vicario che sta capitalizzando al massimo la situazione sia sul piano politico che amministrativo. La sua strategia è molto semplice. Da un lato si guarda bene in questa fase da avanzare ufficialmente la richiesta di poltrone o di incarichi, che sarebbe percepita come un’operazione di Palazzo, dall’altro continua a subissare di accuse la maggioranza, come se l’assessore Tania Barella e i quattro consiglieri di Aversa Azzurra fossero dei turisti giapponesi in gita in città per fare foto ricordo. Negli ultimi tempi Dello Vicario ripete come un mantra che “serve un’inversione di rotta nell’azione amministrativa” e che “è arrivato il momento di agire concretamente per il bene della città”. In pratica, attacca il team di governo, dunque anche Matacena, con la stessa narrazione dell’opposizione. Mentre la minoranza fa la propria parte, ovvero si propone come alternativa alla coalizione civica, Aversa Azzurra, pur essendo una fetta importante della maggioranza, si atteggia ad “anima critica”. Per esemplificare, sta con un piede in due staffe.

Sul piano politico certificare la strumentalità della posizione di Dello Vicario e company è come bere un bicchiere d’acqua. Si potrebbe sintetizzare così: “Vogliamo poltrone e incarichi, ma per ora non lo diciamo”. Sono notorie le richieste di Aversa Azzurra: la delega nell’Asi per Ciccio Di Virgilio, quella ai Grandi eventi e allo Sport per i neo arrivati Adele Ferrara e Ivan Giglio. E sullo sfondo c’è il convitato di pietra del rimpasto in giunta. Il caso Diana apre lo spiraglio per rimettere in discussione l’assetto dell’esecutivo. E facendo valere la forza dei nuovi numeri, Aversa Azzurra è pienamente legittimata a rivendicare un secondo assessore, oltre a quello in capo a Barella. L’unico a non aver “letto” in anticipo uno sviluppo politico così prevedibile è Matacena. Forse, da incrollabile credente, spera di risolvere tutto in modo indolore con una preghiera e accendendo un cero a Santa Rita.

Franco Matacena

L’atteggiamento ondivago, per non dire doroteo, di Aversa Azzurra produce danni maggiori e più dirompenti sul terreno amministrativo. Ed è sorprendente, anche in questo caso, il “voyeurismo” di Matacena. Il messaggio di Dello Vicario è più pesante di un gigantesco macigno contro l’amministrazione. Se dall’interno della maggioranza c’è chi sferza senza mezzi termini l’esecutivo, quindi anche il sindaco, l’impatto nell’opinione pubblica è presto detto: “Se loro stessi si lamentano perché la città è governata male significa che la gestione Matacena è un totale fallimento”.

Ma il gioco di prestigio di Dello Vicario è agevolmente smontabile. Basta ricorrere alla logica, al principio di non contraddizione: il team di governo è inadeguato, Aversa Azzurra fa parte del team di governo, quindi Aversa Azzurra non è estranea al fallimento amministrativo. Una proposizione non può essere vera e falsa contemporaneamente, ovvero una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo e nello stesso senso. Quando Dello Vicario tuona in pubblico affermando che “serve un’inversione di rotta nell’azione amministrativa” e che “è arrivato il momento di agire concretamente per il bene della città”, dimentica capziosamente che Aversa Azzurra occupa posti di potere importanti nella maggioranza. Per non dire che nella pattuglia dei consiglieri figura suo fratello Luigi. Prima di accusare gli alleati di immobilismo, il numero uno degli azzurri normanni dovrebbe spiegare ai cittadini cosa hanno prodotto in un anno l’assessore Barella e i consiglieri Di Virgilio, Ferrara, Giglio e Dello Vicario senior.

Altrimenti si diffonde il virus della deresponsabilizzazione: “Se le cose vanno vale è per colpa degli altri”. Una prognosi che al limite possono consentirsi quelli dell’opposizione, non quelli che governano la città. Chi amministra ha il dovere di dar conto di ciò che fa. Nel bene e nel male. La sindrome del deresponsabilizzato, come si direbbe in psicologia, è un paravento ancorato sul nulla in politica. È comodo cullarsi sugli allori di una presunta “anima critica”: “Gli altri sbagliano, noi siamo quelli bravi e buoni”. Se il sindaco e la giunta non sono all’altezza di guidare la città si passa all’opposizione o quanto meno si esce dalla maggioranza fornendo un appoggio esterno. Si chiama coerenza. Tutto il resto è tatticismo sfrenato.

Olga Diana

Chiosiamo con il caso Diana. Per eleggere il nuovo Papa ci sono voluti pochi giorni. Il conclave era composto da 133 cardinali provenienti da tutto il mondo. Dopo oltre un mese non è ancora arrivata la fumata bianca per superare l’impasse legata all’assessore all’Ambiente. Eppure, Aversa Moderata non ha chiesto la sua decapitazione. Ha rivendicato alcune deleghe da distribuire tra i propri consiglieri. Non sembra un caso di Stato. Ma l’andatura a passo di lumaca di Matacena rischia di trasformarlo in un casus belli che potrebbe diventare la miccia di una guerra intestina con morti e feriti. E quando scorre il sangue è sempre difficilissimo ritrovare la pace. Nemmeno la “Santa degli impossibili” potrà fare il miracolo di mantenere a lungo in piedi una coalizione minata dalla sete di vendetta. Che i politici più esperti, Innocenti in primis, sanno essere un piatto da servire freddo.

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