di Mario De Michele

Anche dalle piccole cose, tutt’altro che belle o belle solo per loro, si può toccare con mano il clima di inciviltà alimentato dalle persone vicinissime al sindaco Enzo Guida. Perciò scrivo questo articolo. Che è la cronistoria fedele di un fatto emblematico avvenuto davanti a testimoni oculari. Nel tunnel in cui è piombata Cesa non si deve tacere su nulla. Bisogna dire tutto alla luce del sole per squarciare il velo di Maya dell’ipocrisia e della cattiveria. E soprattutto perché Cesa deve tornare a essere una città libera, progredita, normale. Per questo ritegno doveroso raccontare nei dettagli un piccolo episodio, sintomatico di un contesto sociale, culturale e politico gravemente malato. Ieri sera verso le 21.00, al mio ritorno da Roma, dove lavoro come cronista parlamentare, mi sono recato in piazza De Michele per incontrare degli amici. Ho lasciato l’auto nel parcheggio di via Marini e mi sono incamminato a piedi nel centro del paese. Come ogni persona educata ho salutato chiunque incontrassi per strada o fosse a chiacchierare davanti ai circoli. Una volta raggiunta la sede del Pd ho detto “buonasera” ai presenti, alcuni dei quali conosco da più di 20 anni. Un gesto naturale e spontaneo verso concittadini con cui mi sono sempre scambiato il saluto. Del resto un “buonasera” non si nega a nessuno, si tratta semplicemente di educazione. Appena superate le sedie davanti al circolo dem uno di loro ha urlato con voce scortese e in dialetto: “Ma che saluti a fare!”. Sono tornato subito sui miei passi per individuare chi avesse usato un tono così sgarbato e fuori luogo. Era Luigi Alma, padre di Erika, convivente di Guida. Di fronte a una reazione così scorretta e immotivata ho fatto notare al suocero del sindaco, prima pacatamente e poi a voce alta, che si stava comportando da “cafone e straccione”. E ho aggiunto che la mia famiglia mi ha insegnato che il “saluto è degli angeli”, è un gesto di garbo che va rivolto a tutti.

Luigi Alma

Nel caso specifico non avevo fatto altro che pronunciare un innocuo “buonasera” all’amico Antonio Esposito, ex vicesindaco di Cesa, che conosco dai tempi del mio impegno giovanile nella politica locale, quindi da oltre 20 anni, e a Lorenzo Migliaccio, padre dell’assessore Gina Migliaccio, con il quale non ho un rapporto di amicizia ma quando è capitata l’occasione ci siamo sempre reciprocamente e educatamente salutati. L’unico a rispondere in malo modo è stato Luigi Alma. Sono rimasti tutti stupiti. Se non vuoi rispondere al saluto non lo fai e basta. Una persona dice “buonasera”, tu non rispondi. E finisce lì. Mica ti metti a fare piazzate? Non contento, il suocero del sindaco ha ribadito in modo sprezzante che non dovevo salutare e che non potevo sostare davanti alla sezione Pd: “Te ne devi andare, hai capito!”. Secondo lui non potevo fermarmi sui marciapiedi pubblici, come se il comune li avesse concessi in usucapione a lui oppure come se lui fosse il padrone della città. A quel punto mi sono saltati i nervi. E gli ho ripetuto a squarciagola che da “un cafone e straccione” come lui non prendevo ordini e che mi trovavo su un luogo pubblico, i marciapiedi, e che quindi non me ne sarei andato. Ho invitato 3-4 volte Alma ad alzarsi e a spostarmi da dove mi ero fermato. Ovviamente si è ancorato alla sedia. Questa è gente abituata a fare il gradasso con le pecore ma poi si mette la coda tra le gambe quanto incrocia i cittadini e non i sudditi del suo adorato sovrano.

Nel frattempo un’altra persona, o meglio un energumeno, che conosco di vista ma di cui per ora non mi sovviene il nome, si è avvicinata e mi ha intimato di andarmene appoggiando il dito sulla mia spalla. In un attimo mi sono trasformato in Hulk. Non ho mantenuto la calma perché non consento a nessuno di toccarmi con modi villici per un semplice “buonasera”, perché mi trovavo in un luogo pubblico e non privato e perché mi batterò sempre con forza e in ogni modo contro chi si atteggia a padrone della città. Ho gridato in faccia all’energumeno di togliermi le mani da dosso e di non permettersi mai più di farlo. Dopo la mia reazione anche il “grande uomo” si è accucciato e ci ha tenuto a precisare che mi “aveva salutato pure lui”. Per evitare che la situazione degenerasse a causa di quello scostumato di Alma ho raccolto l’invito di un cittadino in bici che mi ha detto di lasciare stare “perché non ne valeva la pena”. Se qualcuno proverà a ricostruire questa vicenda raccontandola all’incontrario con le solite perfide bugie verrà smentito da due testimoni oculari al di sopra di ogni sospetto. Mi riferisco ai già citati Antonio Esposito e Lorenzo Migliaccio, presenti al momento del fatto, ai quali devo riconoscere la consueta educazione e serietà. Senza alcuna remora entrambi avevano risposto al mio “buonasera” comportandosi da persone civili come hanno sempre fatto in vita loro. E quando si è accesa la discussione mi hanno chiesto con estremo garbo di tranquillizzarmi. Colgo l’occasione per ringraziarli di cuore e spero vivamente che non saranno accusati di lesa maestà.

Giuseppe Fiorillo e Enzo Guida

Perché questo piccolo fatto va reso pubblico? Perché è l’ennesima conferma che i componenti del cerchio tragico di Guida, addirittura il suocero, per non citare altri parenti, pretendono di impedire il confronto civile sul futuro di Cesa. Non accettano che ci siano cittadini che non la pensano come loro e soprattutto (e per fortuna) che non sono come loro. Poi con malignità congenita vorrebbero pure passare per le vittime di un clima d’odio animato dagli avversari. Gli odiatori seriali sono loro. Lo sanno tutti. I carnefici sono loro. È notorio. Neppure un bambino in fasce crederebbe alla favoletta vittimistica che fanno circolare sui social, spesso con profili falsi, secondo cui tra Enzo Guida e Giuseppe Fiorillo il cattivo sarebbe lo stimato medico. Rassegnatevi. Non ci crede nessuno al mondo. E rassegnatevi anche all’eventualità di perdere alle comunali del 2026. Chi ha vinto le ultime elezioni è stato eletto sindaco pro tempore, non sindaco a vita. Si chiama democrazia. Lasciate libera la popolazione di scegliere senza pressioni e condizionamenti. E che vinca il migliore. Se poi già si sa che il migliore è Fiorillo non è colpa dell’ex sindaco. Guardate in casa vostra. Troverete scheletri e malefatte.

Chiudo con una postilla agrodolce. Dopo il fattaccio sono andato al bar della piazza. C’era un amico che è la memoria storico-politica di Cesa. Mi ha visto un po’ turbato e mi chiesto se fosse successo qualcosa. Gli ho spiegato l’accaduto. Ma non mi è parso per nulla attento. E gli è spuntato un sorrisino sul viso. Sembrava che volesse prendermi in giro. Poi mi ha detto con tono divertito: “Tu sei stato sempre coerente con i tuoi ideali politici al punto da “spaccare” la tua famiglia e da litigare con i tuoi zii, all’epoca potentissimi. Con il loro sostegno potevi fare una brillante carriera. Poi – ha aggiunto – hai lasciato la politica e ti sei fatto strada da solo nel giornalismo. Mentre altre persone hanno vissuto come parassiti, in vita loro non hanno mai lavorato, hanno campato e campano ancora grazie alle mogli “sistemate” nella scuola proprio dalla tua famiglia, quella con la quale tu hai litigato per motivi politici. Non ci pensare!”.

Quando l’amico ha terminato di parlare mi ha dato una paternalistica pacca sulla spalla. I suoi occhi erano quelli di chi ne ha viste di tutti i colori. L’ho guardato, ho riflettuto un po’ e in tutta onestà non ho ben compreso se mi volesse dire che sono stato e sono ancora un cretino a credere in certi ideali oppure se avessi fatto bene a lottare per quello in cui credo. Poi mi sono detto tra me e me: “Hai un lavoro che ti piace e che ti fa mettere il piatto a tavola, una splendida moglie che ti sopporta, un fantastico figlio che è in salute, i genitori anziani che vivono con te e un cane più intelligente di tanti amministratori locali che si vedono in giro, cos’altro vuoi dalla vita?”. Nulla, mi sono risposto in una frazione di secondo. Nulla, scrivo oggi a voi che avete la bontà di leggermi. Non mi serve nient’altro per stare bene con me stesso, con la mia famiglia e con gli altri. Questo mi dà forza. Questo mi rende un uomo libero. Come la stragrande maggioranza dei cittadini di Cesa.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui