
di Mario De Michele
Consideriamo Marco Cerreto una persona perbene, un buon parlamentare e un politico di qualità. Ma in questa brutta vicenda le doti del deputato di Fratelli d’Italia non depongono a suo favore. Per converso sono “un’aggravante”. Tramite WhatsApp abbiamo sollecitato l’esponente casertano del partito di Giorgia Meloni a intervenire sul caso Enzo Guida, il sindaco Pd di Cesa che nel giugno 2022 è stato condannato in primo grado a 2 anni per stalking e diffamazione aggravata ai danni dell’ex moglie. Attualmente è sotto processo in Appello ed è imputato in un altro procedimento penale per maltrattamenti in famiglia sempre ai danni dell’ex consorte. All’epoca dei fatti i due erano sposati. Lo scorso 3 giugno, la fascia tricolore ha avuto la brillante idea di mettersi in posa in un selfie di gruppo a Montecitorio con la segretaria Elly Schlein. A Italia Notizie non è sfuggita la stridula compresenza della leader dem, sempre in trincea nella battaglia contro la violenza sulle donne, e del sindaco Guida, iscritto al Pd, coinvolto in vicende giudiziarie gravissime in contrasto con il codice etico del partito e con la linea politica dei democratici (clicca qui). Oggi anche il Secolo d’Italia ha sollevato il caso con un articolo che pone lo stesso nostro interrogativo (clicca qui): “La Schlein ritirerà la tessera al sindaco per quella forma di opportunità politica che tanto sollecita quando le vicende giudiziarie interessano la destra?”.
Sul piano editoriale Italia Notizie è lontana anni luce dal Secolo d’Italia. Giornalisticamente e culturalmente siamo impegnati su fronti oppositi. Ma la questione dell’opportunità politica messa a tema nei due articoli è sacrosanta e per nulla strumentale. Nel caso di Guida non solo la politica non è arrivata prima della magistratura, come si sente dire un giorno sì e l’altro pure dalla sinistra, inclusi i democrat, ma il partito non si è attivato neppure dopo la condanna in primo grado. E nemmeno di fronte ad un secondo processo in cui il sindaco di Cesa è imputato per maltrattamenti in famiglia. Finora la valanga giudiziaria non è bastata per “meritarsi sul campo” quantomeno la sospensione dal Pd.

Sulla presunta doppia morale di una parte del centrosinistra abbiamo chiesto un parere a Cerreto, parlamentare casertano che in altre occasioni si è occupato del comune di Cesa per vicinanza territoriale. Di recente il deputato di FdI ha accusato il sindaco Guida di aver intitolato Via Pinuccio Tatarella a un cittadino locale con lo scopo di “eliminare dalla memoria cittadina e quindi nazionale una figura universalmente riconosciuta per integrità morale e competenza”. Ma la risposta di Cerreto, su una vicenda un tantino più urticante di quella toponomastica, ci ha lascito di gesso: “Non mi piace entrare nella vita privata delle persone, non l’ho mai fatto e mai lo farò, non è nel mio stile, giudico e attacco il sindaco di Cesa su fatti politici”. È inconcepibile, per non dire altro, che un parlamentare consideri la condanna di un sindaco per stalking e diffamazione contro l’allora moglie confinabile nella sfera privata, sottovalutandone l’incontrovertibile valenza pubblica, istituzionale e politica. Per smentire Cerreto basterebbe ricordare le parole della premier Meloni: “Il modo più sbagliato di affrontare e superare il fenomeno della violenza di genere è il ricorso agli stereotipi, bisogna lavorare sulla dimensione culturale”.
Non c’è nulla di più stereotipato e sciaguratamente liquidatorio dell’approccio di Cerreto al problema, la cui postura segnala una chiara inadeguatezza socio-politica a comprendere un fenomeno storico sempre più dilagante e allarmante. Derubricare a “fatto privato” il caso Guida significa ricondurlo alle mura domestiche. Un’impostazione che ci riporta agli anni bui nei quali i panni sporchi si lavavano in famiglia. Affermare, come fa il deputato di FdI, che “una condanna per stalking non è un fatto politico” denota arretratezza culturale e grossolanità istituzionale. E lo fa apparire nudo rispetto a una problematica complessa da affrontare con maggiore conoscenza del fenomeno, soprattutto per chi siede in Parlamento. Citiamo ancora Meloni: “Se noi non capiamo un fenomeno che rimane immutato nonostante l’evoluzione della società, e non capiamo le ragioni per cui questo sta accadendo, temo che non riusciremo a essere neanche così efficaci nella soluzione alla base della questione”.
Com’è ovvio, la connotazione preminentemente politica del caso Guida discende anche dal suo ruolo di sindaco e di iscritto a un partito. Un condannato per stalking può rappresentare le istituzioni locali e può essere tesserato di una forza politica? Sia chiaro, non è una disputa tra garantismo e giustizialismo, due “ismi” che ci farebbero perde di vista il cuore del problema. In gioco c’è la questione dell’opportunità politica e istituzionale. Una faccenda che investe in particolare la sinistra. Se ad ogni inchiesta giudiziaria o giornalistica su un esponente del centrodestra si grida alle dimissioni e allo scandalo, coerenza vorrebbe che lo stesso metodo fosse applicato a partire da casa propria, altrimenti dovremmo riporre sullo scaffale della propaganda le veementi battaglie mediatiche e parlamentari contro gli avversari. Ecco tutto. Nessuno vuole mandare al rogo Enzo Guida. Ma nessuno può o deve far finta di nulla. Anche perché tra le parti in causa c’è una donna che da oltre 7 anni sta vivendo l’inferno. Se nemmeno la difesa dei più deboli rientra nell’alveo della politica siamo messi proprio male.