Conclusa la fase uno, quella della dura manovra economica realizzata attraverso il decreto “salva-Italia”, Mario Monti va ripetendo che è ora il momento di passare alla fase due 2, quella segnata dal rilancio della crescita, dalle liberalizzaizoni abortite e di una più forte spinta nella lotta al malcostume della corruzione e della evasione fiscale.

Una parte dello schieramento che sostiene il Professore teme però che tra le forze politiche presenti in Parlamento si vada facendo più forte la tentazione di archiviare il prima possibile l’esperienza del governo tecnico. E’ il caso di Perferdinando Casini che ha affidato oggi al suo profilo Facebook un duro commento. “E’ surreale – scrive il leader dell’Udc – come la politica si comporti nei confronti del governo Monti. Leggendo i giornali sembra che molti, scampato il pericolo, siano pronti a riprendere le vecchie abitudini. Ma il pericolo è più che mai davanti a noi e, se non cancelliamo le vecchie abitudini, potrebbe travolgerci”. Le insofferenze maggiori, dopo l’affondo di Silvio Berlusconi, sembrano covare in particolare nel Pdl.

“Quello che sta succedendo oggi sugli spread non mi stupisce. Lo dico da mesi. Il problema di Monti è in parte lo stesso di Tremonti: ai professori, ai burocrati dell’economia ed agli intellettuali puri che danno consigli sui quotidiani sfugge la realtà del Paese. Danno e fanno ricette teoriche concordandole con altri burocrati europei senza tenere conto delle diversità sostanziali dell’Italia”, lamenta ad esempio l’ex sottosegretario Guido Crosetto. “Le medicine e le cure – continua – non sono uguali per tutti i pazienti. Un rigore tedesco o svizzero applicato all’Italia rischia di diventare mortale. Ci vuole un rigore italiano, ci vogliono interventi e riforme costruite su misura, non interventi ideologici”. Nel mirino di Crosetto soprattutto l’annunciato giro di vite in materia di evasione fiscale. “Il contraccolpo dell’intervento sui contanti e delle regole fiscali asfissianti – afferma – rischia di essere molto più negativo che positivo. Serve più intelligenza concreta e serve colpire l’evasione a monte, non a valle, perché così si bloccano i consumi e si perde anche la possibilità di far pagare qualcosa attraverso l’Iva”. Del partito degli scontenti fa parte anche il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri.

“In materia di liberalizzazioni – avverte – il Pdl è pronto a fare la sua parte, ma si tratta di affrontare i problemi veri, non di perseguitare alcune categorie”. “Non siamo disponibili a colpi di mano unilaterali che accentuerebbero le tensioni sociali e non faciliterebbero la vita del governo”, aggiunge Gasparri denunciando poi “l’iperattivismo” di alcuni esponenti dell’esecutivo che “potrebbe causare tensioni con conseguenze dannose e sconsigliabili”. Un rischio indebolimento per il governo Monti arriva poi anche dalle tensioni interne al Terzo Polo. L’Udc siciliano ha ritirato infatti oggi il suo assessore dalla giunta presieduta da Raffaele Lombardo 4, chiudendo così la collaborazione con il leader dell’Mpa che resta però teoricamente alleato a livello nazionale. Frecciate contro Palazzo Chigi continuano ad arrivare intanto anche dall’estrema sinistra.

“Il Pd ha dimostrato una grande generosità sostenendo il governo Monti nonostante i sondaggi riconoscessero la vittoria alla coalizione del patto di Vasto”, dice Nichi Vendola, leader di Sel intervistato in diretta dal Tgcom24. “In ogni caso – aggiunge – noi non romperemo con Bersani per questo atto di generosità, perché la cosa più impotante è mantenere la prosettiva. Noi non siamo il governo Monti e vogliamo chiudere la stagione del berlusconismo con una svolta a sinistra. Monti faccia la sua opera nel tempo più breve possibile e poi la parola passi alla democrazia”.

 

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