Houston, abbiamo un problema. Solo che, in questo caso, a scrivere è una pattuglia di intellettuali dal pianeta (dimenticato) Campania e il nodo, per nulla imprevisto, che viene esplicitato con toni severi in una lettera al leader del Pd, Enrico Letta, ha un nome e un cognome ben noto: il governatore Vincenzo De Luca. “Cos’altro deve succedere perché da Roma interveniate?”, è la scossa che vorrebbero arrivasse al Nazareno. Soprattutto per stoppare il “progetto” del terzo mandato del governatore: che De Luca ha già annunciato di voler perseguire, con una modifica alla legge regionale. Caro Letta ti scrivo, è il sottotitolo dell’iniziativa. Che sarà presentata ufficialmente nei prossimi giorni, e segue di due mesi l’addio clamoroso di un altro professore e dirigente Pd, Marco Plutino. Stavolta, a promuovere la missiva, sono storici e filosofi come Aurelio Musi, Giuseppe Cantillo e Isaia Sales, ma a firmarla oltre venti tra autori, sceneggiatori, docenti o operatori impegnati in battaglie politiche e culturali. Da Luciana Libero e Maurizio Braucci, da Annamaria Amato a Licia Amarante, da Flora Calvanese a Luciano Brancaccio, da Raffaella Di Leo a Carlo Ianniello, da Ugo Leone a Fausto Morrone, da Pietro Spirito a Bernardo Tuccillo. Che scrivono: “Da tempo non stiamo più in Italia ma in una sorta di repubblica autarchica dove vige la legge del padrone; un “odiatore seriale” che da anni offende tutti, a cominciare dal Partito a cui appartiene. Il tuo”. “Caro Letta – continua la lettera – è un problema che conosci ma che hai deciso di ignorare. Comprendiamo che è arduo rinunciare alla mole di voti” del presidente De Luca, “tra centro sinistra e destra. Ma forse dovresti chiederti a che prezzo, quanto costano questi voti ai cittadini e alla credibilità del Pd. È dei giorni scorsi l’ultima pochade, il “brodino della Cipollone”, capo legislativo del ministero della Cultura che ha avuto il torto di scrivere alcuni richiami sulla legge per la casa. Franceschini gli ha chiesto di rispondere ai rilievi e di chiedere scusa. Non ha fatto né l’uno né l’altro. Anzi, sta continuando ad insultare ministero e Sovrintendenze al solo scopo di varare una legge che consente altro scempio del paesaggio. Quindi ti chiediamo: dopo gli insulti a Franceschini, a Draghi, a Bianchi e al mondo intero, cos’altro deve succedere perché da Roma interveniate?”.

Per Musi, Sales, Cantillo e tutti gli altri, era inevitabile richiamare l’affondo del governatore contro la dirigente della Cultura, poi culminato nello strappo del ministro Franceschini, lo scorso febbraio. Il segno, in ogni caso, che su De Luca Roma è disposta molto meno alla tolleranza. Ma l’analisi impietosa dei professori non è finita. “Noi crediamo che De Luca dovrebbe chiedere scusa non solo alla dirigente del Mic, ma ai cittadini che pretende di governare fuori dalla legge, dalle mascherine alle scuole chiuse; e dovrebbe chiedere scusa ai campani che con la sua legge il paesaggio lo perderanno per sempre, come è avvenuto a Salerno con il Crescent. Se la Campania è ai minimi termini, se la salute non funziona, il lavoro non si trova, i giovani se ne vanno e la povertà aumenta, sarà il caso di fare qualcosa oltre che gingillarsi con le battute? Nemmeno il Partito ci guadagna in Campania”, avvertono poi i firmatari. Ovvero: “Sotto De Luca il Partito è a pezzi, parvenze di segretari dirigono le segreterie locali, alle elezioni il simbolo non c’è, a Salerno è una segreteria personale di Piero De Luca. Il suo giovane amico Enzo Luciano, è oggi segretario del Pd salernitano e capostaff del sindaco con lauto stipendio. Non è proprio un bell’esempio per le migliaia di giovani che vanno via ogni anno per cercare lavoro. Gli stiamo dicendo che basta essere un amico dei De Luca per trovarlo, o bisogna essere figlio di De Luca per vincere i concorsi all’Università?”. È il richiamo all’affondo del professor Plutino. “Tra decadenze, indagini, legge Severino, abusi di ufficio, prescrizioni, condannati a capo della sua segreteria, alleanze opache – si legge ancora – questa carriera spericolata ha trovato nel Pd un salvacondotto che gli ha consentito la “superfetazione” di un potere” che è “ossessiva rappresentazione di se stesso”. Ora, “il tormentone di Crozza non fa più ridere. Un potere così malamente esercitato, non ci fa più ridere”. L’appello a Letta è dunque una protesta e insieme, nonostante tutto, un investimento di fiducia. L’attesa non vorrebbe essere per l’ennesima volta delusa, è il messaggio per il numero uno del Pd. “Quando sei stato eletto hai detto che serviva un nuovo Partito, non un nuovo segretario. Forse puoi cominciare dal Sud e dalla Campania, infrangendo questo annoso patto scellerato. Ti consigliamo di leggere “Una profezia per l’Italia” il bel libro di Ernesto Galli della Loggia e di Aldo Schiavone, dove i due autori parlano del regionalismo, in particolare quello meridionale, come una catastrofe nazionale. Di questa catastrofe Vincenzo De Luca è la più macchiettistica espressione”. Quindi, caro Letta, si chiude la lettera, “noi della Campania ti chiediamo di esprimerti con chiarezza: sei favorevole o contrario al terzo mandato del presidente della Regione Campania, con legge ad personam? Ma soprattutto ti chiediamo: come pensi di sostenere le ragioni del Sud e al tempo stesso di tollerare questa deriva regional-sovranista, clientelare, familistica, affaristica?”.

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