
Più che un consiglio comunale quello andato in scena oggi sembrava la fiera dell’ipocrisia. Un altro colpo mortale a quel briciolo di verità che i rappresentanti del popolo dovrebbero salvaguardare per non spezzare per sempre la connessione con i cittadini. Purtroppo per il finto sindaco dimissionario Antonino Santillo e per la sua maggioranza ballerina è stata l’ennesima occasione persa. L’assise è stata il palcoscenico di un’altra farsa senza il minimo rispetto per l’intelligenza della gente, trattata come persone che scendono dalla montagna con l’anello al naso. Ancora una volta Santillo e Giuseppe Massaro hanno imposto la legge dei numeri variabili. E la squadra di governo, considerata di “non governo” dalla stragrande maggioranza della collettività, ha salvato poltrone e potere nel solco del motto andreottiano: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Ma prima o poi arriverà il giorno del giudizio popolare. E arrampicarsi sugli specchi o sulla propaganda becera si scontrerà contro la cruda realtà dei fatti e dei misfatti. L’accanimento terapeutico può soltanto prolungare l’agonia.

Com’era ampiamente previsto il rendiconto e tutti i punti all’ordine del giorno sono passati in cavalleria. Il gruppo Rinascita e Resilienza, coordinato da Mimmo Lettieri, è tornato alla base rinunciando alla battaglia sulle serre, argomento rinviato alla prossima seduta consiliare, dopo il ridicolo ping pong sull’odg prima della convocazione dell’assemblea. Per protesta i consiglieri di Fare Democratico Antonio Sorvillo e Nicola Margarita non hanno preso parte ai lavori. Mentre i rappresentanti di Orta al Centro (escluso Gennaro Colella per motivi personali) e Svolta civica, Giovanna Migliore e Imma Liguori, erano in aula. Sulla sala è calato il gelo quando Mena Capasso, capogruppo di Orta al Centro, ha chiesto a Lettieri e Chianese di Rinascita e Resilienza di dar conto della gravissima affermazione, messa per iscritto in un recente documento, sulle “decisioni amministrative prese altrove, in ambienti opachi”. Dai banchi della maggioranza un silenzio assordante quanto eloquente. Mimmo Lettieri, leader politico del gruppo, non ha mai avuto remore nel dire e confermare che il destinatario di quella frase è Gianfranco Piccirillo, cugino di Santillo e considerato il “vero sindaco di Orta di Atella”. Ma in aula si è preferito glissare sulla delicatissima questione. Un sindaco e un presidente dell’assise “normali” si sarebbero dovuti recare dai carabinieri un secondo dopo la pubblicazione di quel documento, protocollato e consegnato a tutti gli esponenti istituzionali. Si spera che lo abbiano fatto. Intanto nel civico consesso hanno mantenuto la consegna del silenzio. Brutta pagina. Attendiamo fiduciosi che le autorità competenti facciano luce sull’accaduto.

Memorabile il discorso del consigliere indipendente di maggioranza Ciro Palladino, che ha piazzato in giunta l’assessore nolana Elvira Caccavale. “Noi lavoriamo per il bene di Orta di Atella, stiamo risolvendo problemi che abbiamo ereditato da 20 anni di pessime gestioni”. La storiella del “bene della città” è ormai più famosa di quella su Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo. Sull’eredità dei problemi è strano che Palladino, prima di dare fiato alla bocca, non abbia dato un’occhiata a chi siede nei banchi della sua maggioranza. Se lo avesse fatto si sarebbe reso conto che tra i suoi alleati figurano esponenti di spicco che negli ultimi 20 anni hanno fatto parte dell’amministrazione comunale. Basta citare, tra gli altri, Santillo, che non è un novellino della politica, e Massaro, consigliere comunale nella gestione del sindaco Andrea Villano. La smemoratezza di Palladino è ancora più sorprendente perché lui stesso si è candidato ed è stato eletto nella lista Orta al Centro, promossa proprio dall’ex fascia tricolore Villano. Per non tacere della presenza in giunta dell’assessore Tonino Russo, non proprio estraneo alle vicende politico-tecnico-amministrative degli ultimi 20 anni. Forse l’aplomb e il vestiario para-sacerdotali del membro dell’esecutivo hanno indotto Palladino ad assolverlo per grazia ricevuta. Nel frattempo i cumuli di rifiuti aumentano, le erbacce crescono ovunque, le strade sembrano bombardate da Israele e un’altra antenna telefonica (dopo quella scandalosa nel parcheggio del Fabuale, a ridosso dell’asilo Don Milani) è stata autorizzata in via San Nicola, nuovamente con il silenzio-assenzo dell’ente locale, a pochi metri dalla chiesta di San Michele Apostolo, del Castello di Casapozzano e in pieno centro abitato. Pure stavolta gli amministratori locali hanno raccontato la storiella che “non ne sapevano nulla”. Non sanno neppure che altri tre ripetitori rientrano nel piano dell’Iliad protocollato al comune nel settembre 2024 e sorgeranno in via Garibaldi, via Toscanini e in un’altra zona? Se questo è fare il bene di Orta di Atella allora possiamo affermare che Netanyahu sta facendo il bene di Gaza.

Ormai pur di restare in sella si dice tutto e il contrario di tutto. Del resto è emblematico il tira e molla di Santillo. In due anni si è dimesso per finta da sindaco per ben due volte garantendosi un prestigioso posto negli anni amministrativi d’Italia. In aula non c’è stato il dietrofront. Ma pure le pietre sanno che è questione di ore. Lo ha fatto intendere lui stesso a margine dell’assise. Per Santillo dimettersi alle 23.35 di notte è “una cosa normale”, almeno così avrebbe confidato a qualche alleato. Uno scatto d’ira, un momento di tensione che sarà mai? Giustamente non la pensano così le forze dell’ordine. Non a caso il comando provinciale dei carabinieri di Caserta e sembra anche la Prefettura gli hanno chiesto chiarimenti. Qualcuno di buona volontà spieghi a Santillo che fare il sindaco di Orta di Atella non è come amministrare Castel di Sangro. Se non ne era consapevole quando si è candidato era politicamente poco lucido. Se non se ne rende conto nemmeno ora significa che non è all’altezza di governare la città. Semplice.
Mario De Michele