Una vera e propria ‘full immersion’ che lo porta, senza soluzione di continuita’, dalla sede del Financial Times a Downing Street, da qui alla London Stock Exchange e poi alla London School of Economics, per finire con Whitehall e al Parlamento per Clegg e Miliband. Mario Monti si dice “soddisfatto” della frenetica trasferta londinese. L’obiettivo era dimostrare che “il nostro e’ un Paese solido e affidabile” e per farlo il presidente del Consiglio ha messo in agenda tanto le istituzioni britanniche quanto il cuore di quei famosi mercati che tanto fanno sentire la loro voce, ben di rado benevola nei nostri confronti.

Che la soddisfazione sia ben riposta lo si potrebbe dedurre anche da alcuni indicatori magari secondari, come quel siparietto davanti al portoncino del 10 di Downing Street dove va in scena un ‘remake’ dei sorrisini di Merkel e Sarkozy che diedero l’immagine della difficolta’ in campo internazionale del governo Berlusconi. Ora tocca a Parigi, anche a Parigi, fare i conti con il downgrade e Berlino comincia a essere guardata con occhi diversi dagli altri partner. Ed e’ quando si parla di consigli alla Cancelliera Merkel che David Cameron ripete di fatto la scena che fu di Nicolas Sarkozy con Angela Merkel. Se ne va dalla London School of Economics, Monti, paradossalmente dall’ingresso principale per dribblare gli indignados che lo attendono a quello secondario dove era pronto il corteo di auto. Scandiscono ‘noi non possiamo vederti ma tu ci vedrai’, i giovani che inalberano cartelli a base di ‘Goldman sucks’, liberissima rivisitazione di altro logo, ma sono quelli dentro la Lse che accolgono con calore Monti, ridono alle sue battute e applaudono quando mette in testa il berretto dell’istituzione. Un ‘cap’, proprio come si chiama il tetto ai tassi di interesse che il Professore evoca al volo. Feeling con il padrone di casa, David Cameron, anche se e’ comprensibile che “anche lui ha le sue resistenze interne” e certe osservazioni su quel di piu’ di governance dell’Ue sono si’ condivise dall’ospite italiano ma hanno un sapore piu’ polemico di quelle che vengono da Roma. Monti non nasconde che la sua speranza era quella che “la Gran Bretagna fosse convinta a salire del tutto a bordo” del fiscal compact: “Sarebbe bello, ma ora – osserva con realismo – conta arrivare ala vertice del 30 con passi comuni su mercato unico e crescita”. Nel corso dell’incontro con la stampa alla Borsa londinese, preceduta da un lungo incontro riservato con un foltissimo gruppo di investitori, Monti parla anche delle misure che il governo ha attuato e si accinge ad attuare. Del lavoro, in vista del prossimo round di lunedi’, alle liberalizzazioni sulle quali tornera’ il Cdm di questo venerdi’. Intanto lancia alcune osservazioni. “Agli attuali tassi di crescita, sono i tassi di interesse a impedire la crescita”, avverte e se si tocca il tasto delle agenzie di rating non e’ detto che un’iniezione di mercato non sia da auspicare anche in quel settore: “Le autorita’ Usa hanno tenuto basso il numero delle agenzie di rating. Penso che si possa fare di piu’ per aumentare la concorrenza. Come vedete – chiosa – non sono vendicativo”.

 

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